11 Agosto 2025
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Strage operatori Al Jazeera a Gaza: salito a sei il numero delle vittime. Tel Aviv accusa “giornalista-terrorista”

Un attacco a una tenda della stampa provoca la morte di sei operatori a Gaza City. L'esercito israeliano rivendica l'uccisione mirata di uno di loro, accusandolo di essere un terrorista di Hamas

È salito a sei il bilancio dei giornalisti uccisi in un attacco israeliano contro una tenda utilizzata da una troupe dell’emittente qatariota Al Jazeera a Gaza City. La notizia è stata confermata dalla Protezione Civile locale e da un funzionario dell’ospedale. “Il fotoreporter Mohammed Al-Khaldi è deceduto per le ferite riportate. Questo porta a sei il numero delle vittime di questo attacco, dopo il quale Al Jazeera ha annunciato la morte di due giornalisti e tre cameraman” ha dichiarato Mahmoud Bassal, portavoce della Protezione Civile nella Striscia di Gaza. Mohammed Al-Khaldi era un giornalista freelance che occasionalmente collaborava con i media locali. Il direttore dell’ospedale Al-Shifa, Mohammed Abu Salmiya, ha confermato la sua morte, avvenuta “a causa delle ferite riportate”. Tra le vittime c’era un importante reporter di Al Jazeera a Gaza, il 28enne Anas al-Sharif, che l’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira come “terrorista”.

La versione di Israele: “Giornalista-terrorista”

L’esercito israeliano (Idf) ha rivendicato l’eliminazione di Anas al-Sharif, definendolo un “giornalista-terrorista” nell’area di Gaza City. In una dichiarazione del portavoce dell’Idf, si legge che “il terrorista ha mascherato la sua identità agendo sotto mentite spoglie, ma è stato invece a capo di una cellula di Hamas e ha promosso piani di lancio di razzi contro cittadini dello Stato di Israele e delle forze israeliane”. Secondo l’Idf, “aveva già in precedenza rivelato informazioni di intelligence che confermavano la sua affiliazione militare con l’organizzazione terroristica di Hamas. I documenti confermano ancora una volta la sua attività terroristica, che Al Jazeera ha tentato di smentire”.

La risposta di Al Jazeera e della Fnsi: “Un crimine di guerra”

In una nota congiunta, Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, rispettivamente segretaria generale e presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), hanno sollevato forti dubbi sulla versione israeliana. “L’esercito israeliano ha rivendicato l’uccisione mirata dei giornalisti di Al-Jazeera Anas Al-Sharif e Muhammad Karika, insieme ai cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa”, ma “Israele accusava Anas Al-Sharif di essere il capo di una cellula di Hamas senza però mai fornire prove credibili. E questo comunque secondo Israele giustificherebbe l’assassinio di altri 4 operatori dell’informazione?”. La Fnsi ha chiesto che la Corte penale internazionale apra un’indagine su “questa uccisione mirata”, poiché “in assenza di prove credibili si tratterebbe di una confessione di una violazione di un diritto umano sancito in leggi nazionali e internazionali: la libertà di stampa. Si tratterebbe di una confessione di un crimine di guerra”.

La rete Al Jazeera ha condannato con la massima fermezza l’accaduto come un “attacco palese e premeditato alla libertà di stampa”. Il direttore di Al Jazeera English, Salah Negm, ha dichiarato alla BBC che “non sorprende” che Israele affermi che al-Sharif fosse un membro di Hamas, ma ha aggiunto che “non hanno provato nulla” e che è “ridicolo” che Israele continui a definire “terroristi” i giornalisti di Gaza. Negm ha sottolineato che questi omicidi deliberati, rimasti impuniti, danno ai giornalisti “la determinazione di continuare a fare il nostro lavoro”.

Altri attacchi e scenari internazionali

Nel frattempo, il conflitto continua a mietere vittime civili. In un attacco aereo israeliano nel quartiere di al-Zeitoun, a sud-est di Gaza City, un’intera famiglia di otto persone è stata uccisa. I corrispondenti della Wafa hanno riferito che una madre, un padre e sei dei loro figli hanno perso la vita. Intanto, sul piano internazionale, si registrano importanti sviluppi diplomatici. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha fatto sapere che l’Australia riconoscerà lo Stato palestinese all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre. “Finché non esisteranno uno Stato israeliano e uno Stato palestinese”, ha dichiarato Albanese, “la pace potrà essere solo temporanea. L’Australia riconoscerà il diritto del popolo palestinese a un proprio Stato”.

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