In Calabria il voto non si gioca solo nei comizi e nelle piazze: si gioca soprattutto nei binari vuoti, nelle aule universitarie di Bologna e Milano, nelle fabbriche del Nord e persino nei corridoi di qualche ostello in Germania o Canada, dove i giovani calabresi si sono trasferiti. È lì che si misura il vero deficit democratico della regione: un popolo elettorale dimezzato, che spesso non può o non vuole tornare alle urne.
Il candidato del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, Pasquale Tridico, ha individuato in quel bacino — il partito dei non votanti e dei fuorisede — la chiave per provare a ridurre il distacco dal presidente uscente Roberto Occhiuto. Come ha documentato la Gazzetta del Sud in un’analisi firmata da Alessandro Tarantino, gli studenti e i lavoratori calabresi fuori regione sono circa 106mila: numeri capaci da soli di spostare tra il 7 e il 14% del risultato finale.
I fuorisede e il nodo dei rimborsi mai attivati
Eppure, nessuno sembra essersi preoccupato di facilitare il loro ritorno. La Regione non ha attivato le procedure per i rimborsi viaggio, il governo non ha replicato l’esperimento delle Europee 2024 che aveva consentito il voto a distanza per chi studia e lavora lontano. Così, chi volesse tornare in Calabria a votare dovrà mettere mano al portafoglio e sperare di trovare un treno disponibile.
Trasporti più cari e meno collegamenti
Proprio i trasporti rischiano di essere l’ennesimo ostacolo. Un biglietto per Milano o Venezia oggi costa sensibilmente di più rispetto a pochi mesi fa, con soste intermedie obbligate che scoraggiano ulteriormente chi dovrebbe conciliare ferie, permessi e orari impossibili. La politica si divide su grandi opere e infrastrutture, ma la verità è che oggi un ragazzo di Cosenza che vuole votare rischia di spendere più di un volo low cost per Londra.
Giovani sempre meno e sempre più lontani
Al peso dei fuorisede si aggiunge l’emorragia demografica. Nel 2021 i calabresi tra i 18 e i 35 anni erano 374mila. Oggi sono 355mila: quasi 20mila in meno in soli quattro anni. Non solo: tra coloro che nel 2021 avevano tra i 18 e i 35 anni, oggi ne mancano all’appello circa 6mila. Sono andati via, spesso per non tornare.
Il risultato è che il voto dei giovani incide sempre meno. A pesare sono gli elettori più anziani, più numerosi e con un tasso di partecipazione storicamente più alto. Una distorsione che rischia di cristallizzare il quadro politico e ridurre al minimo la spinta riformista e alternativa che i 18-35enni hanno mostrato di preferire.
L’astensionismo giovanile e i voti “alternativi”
Alle elezioni nazionali del 2022, i giovani italiani hanno premiato il Movimento 5 Stelle, Azione/Italia Viva e altre forze minori, lasciando indietro i partiti più radicati tra gli elettori maturi, come Forza Italia e Lega. In Calabria, questo fenomeno era stato ancora più marcato: il M5S aveva raccolto percentuali superiori alla media nazionale grazie proprio al voto giovanile. Ma il problema è che questi giovani votano sempre meno: tra astensionismo e calo demografico, il loro peso nelle urne si riduce ogni anno.