Dieci anni fa, la scienza ha ascoltato per la prima volta l’eco di una collisione cosmica, un “cinguettio” proveniente da un punto lontano nell’universo. Era il primo segnale delle onde gravitazionali, una scoperta che ha confermato la teoria di Einstein e che รจ stata celebrata nel 2017 con il Premio Nobel per la Fisica. Oggi, a un decennio da quel momento storico, due nuovi e importanti risultati scientifici pubblicati sulla rivista Physical Review Letters rendono omaggio a quella scoperta e, allo stesso tempo, confermano un’altra teoria fondamentale di uno dei piรน grandi fisici della storia: Stephen Hawking.
La crescita dei buchi neri: un’intuizione confermata
Grazie ai dati raccolti dai rivelatori internazionali Ligo, Virgo e Kagra, i ricercatori hanno potuto “ascoltare” la fusione di due buchi neri in un’unica entitร ancora piรน massiccia. Questo evento ha permesso di misurare con estrema precisione la vibrazione post-fusione e di calcolare la massa e la superficie del nuovo buco nero. Le misurazioni hanno dimostrato in modo inequivocabile la validitร del teorema formulato da Hawking nel 1971, secondo il quale le superfici totali dei buchi neri non possono mai diminuire.
Verso la gravitร quantistica: un ponte tra due mondi
La conferma di questa teoria non รจ solo un omaggio al genio di Hawking, ma rappresenta un passo cruciale per la fisica moderna. La sua intuizione, infatti, ha aperto la strada a nuove ricerche sulla gravitร quantistica, un campo che mira a conciliare la relativitร generale di Einstein con la fisica quantistica. In sostanza, i nuovi studi non solo celebrano il passato, ma illuminano il futuro della ricerca, avvicinandoci a una comprensione piรน profonda dei misteri piรน complessi dell’universo.