27 Ottobre 2025
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Catanzaro e la comunità rom, il procuratore Curcio: “Se ghettizzi le fragilità, alimenti la criminalità”

Il tema del degrado nei quartieri Sud della città: "La repressione non basta. Occorrono politiche urbane, integrazione, presidio civico e il coinvolgimento dei cittadini"

Porte divelte al campetto dell’Aranceto, recinzioni sparite, una montagna di rifiuti all’imbocco di viale Isonzo e autobus dove “tanto il biglietto si paga solo se passa il controllore“: la fotografia di uno studente del Liceo Classico fissa senza filtri il degrado dei quartieri a Sud di Catanzaro. È lo spunto da cui nasce la domanda al procuratore Salvatore Curcio, ospite del convegno promosso dalla Cisl al Teatro Comunale, alla presenza — tra gli altri — di Nicola Gratteri.

Curcio va al punto: “La repressione non basta. Se concentri le fragilità tutte nello stesso posto crei un ghetto e dai linfa alla criminalità, anche di tipo mafioso“. Come dire la sicurezza non è solo ordine pubblico ma è anche urbanistica, servizi, trasporto degno, scuola, spazi sportivi vivi. “Servono politiche urbane – ribadisce il magistrato – che migliorino la qualità della vita e il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni“.

“Concentrare significa ghettizzare”: la critica alle politiche abitative

Per il procuratore quanto evidenziato dallo studente sono spie di un sistema che ha abbassato l’asticella della convivenza civile. Spazi pubblici lasciati andare, manutenzione intermittente, controlli discontinui, occasioni educative scarse: “Senza riqualificazione, integrazione e presidio civico — avverte — il degrado vince“.

La responsabilità non è solo di chi viola le regole. Curcio chiama in causa decenni di politiche abitative: “Se concentri ‘le persone che nessuno vuole come vicini di casa‘ in determinate aree, stai creando un ghetto. Questo va detto con lealtà“. Il risultato è un circolo vizioso: marginalità che si autoalimenta, servizi che arretrano, criminalità che riempie i vuoti.

Comunità rom e distretto: distinguere senza generalizzare

Sul tema delle comunità rom, Curcio usa cautela e richiama “dati acquisiti al patrimonio investigativo della Dda di Catanzaro“. A Catanzaro — premette — si registra una contiguità con ambienti di ’ndrangheta e un ruolo nello spaccio di stupefacenti; in altri contesti del distretto (come Timpone Rosso a Cassano all’Ionio o Cosenza) alcune aggregazioni avrebbero fatto “il salto di qualità finale” fino a essere riconosciute o “rimpiazzate” dentro organizzazioni di ’ndrangheta. “Grazie a Dio, a Catanzaro questo non si è verificato in maniera eclatante come altrove”.

L’esempio di Lamezia Terme: “Sgombero e integrazione insieme”

Per spiegare la strada stretta tra legalità e coesione, Curcio cita Lamezia Terme dove fino a poco tempo fa ha guidato la locale Procura: “Dopo 60 anni siamo riusciti quantomeno a imbastire una risposta di sgombero e di integrazione“. Ma senza accoglienza diffusa la macchina si inceppa: “Quando in Prefettura si proponeva di spostare 10-15 persone in città, nessuno le voleva come vicini di casa“. La morale: ordine e inclusione devono camminare insieme, altrimenti il problema si sposta, non si risolve.

Il punto su Catanzaro: rischio presente, anticorpi possibili

“A Catanzaro l’ultimo salto di qualità visto a Cassano o Cosenza non c’è stato — ribadisce — ma il rischio c’è“. Gli anticorpi? Istituzioni credibili, forze dell’ordine presenti, magistratura che lavora in rete con scuola, associazioni, parrocchie, imprese. E soprattutto cittadini: “Il coinvolgimento della comunità è decisivo“.

La le legalità non si esaurisce nella denuncia (necessaria), ma vive nella cura del quotidiano: mantenere un campo sportivo, ripulire una strada, pagare un biglietto, pretendere servizi e rispettare regole. Sono gesti che alzano la soglia del vivibile e abbassano quella della convenienza criminale. “Riqualificazione, integrazione e presidio civico: o la città si muove unita, oppure il degrado vince“. Una lezione che parte da un campetto senza porte e arriva al cuore della politica urbana: legalità come opera collettiva.

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