19 Maggio 2025
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Calabria

“Non c’è più paura, oggi c’è riscatto”: lo Stato ricorda Maria Chindamo. Il cancello della memoria diventa spirale di rinascita

Il procuratore Falvo: “Abbiamo affermato la forza dello Stato, non è più tempo di silenzi”. Wanda Ferro: “I giovani negheranno il consenso alla ’ndrangheta”. Vincenzo Chindamo: “Controlliamo noi le terre di Maria, insieme”


C’è un cancello arrugginito, nel cuore delle campagne di Limbadi, che non si apre più da nove anni. È il simbolo di un’assenza feroce, quella di Maria Chindamo, imprenditrice, madre, donna libera, fatta sparire l’alba del 6 maggio 2016. Nessuno ha mai ritrovato il suo corpo. Ma quel cancello oggi è circondato da studenti, magistrati, testimoni di giustizia, familiari e forze dell’ordine, riuniti non solo per ricordare, ma per dire con forza che questa terra ha smesso di avere paura. Il procuratore Camillo Falvo, la sottosegretaria Wanda Ferro, Vincenzo Chindamo, fratello e instancabile custode della memoria di Maria, si sono ritrovati lì dove tutto cominciò. E oggi, tra pioggia e applausi, è tornato a crescere qualcosa che la ’ndrangheta non sa riconoscere: il coraggio collettivo.

Una spirale di memoria e speranza: l’opera di Luigi Camarilla

Nel cuore della cerimonia, è stata inaugurata un’opera d’arte simbolica realizzata dall’artista Luigi Camarilla con l’aiuto delle Officine Paolo Scerbo di Marcellinara. Una spirale scolpita nel ferro, nata idealmente dal cancello da cui Maria fu rapita: “Il cancello era troppo compromesso, troppo ossidato – ha spiegato Camarilla – ma abbiamo voluto dargli nuova vita. Intorno al cancello si è creata una spirale, felice, colorata, dinamica: come il riscatto che è nato intorno alla memoria di Maria“.

Lo Stato c’è: presenze istituzionali e testimonianze vive

Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro accompagnata dal vice presidente della Regione Calabria Filippo Pietropaolo e dall’assessore alla Pubblica Istruzione Maria Stefania Caracciolo; il prefetto di Vibo Valentia, Aurora Colosimo; il procuratore Camillo Falvo, i vertici provinciali delle forze, i testimoni di giustizia Nino De Masi e Gaetano Saffioti, i rappresentanti dell’Associazione Libera guidati dal referente regionale Giuseppe Borrello, il sindaco di Limbadi, diversi primi cittadini dei comuni limitrofi e, ovviamente, in prima fila i familiari di Maria Chindamo: il fratello Vincenzo e i figli della coraggiosa imprenditrice di Laureana di Borrello.

Il messaggio del procuratore Falvo

Nel giorno del nono anniversario della scomparsa di Maria Chindamo, il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo ha preso la parola con un discorso vibrante: “Purtroppo – ha sottolineato – anch’io conosco bene questo cancello, conosco bene queste terre, ho sentito collaboratori che hanno parlato della vicenda di Maria, abbiamo istruito il procedimento, il processo che adesso altri magistrati stanno trattando in Corte d’Assise a Catanzaro.” Falvo ha ricordato gli anni in cui “alcuni nomi non si potevano nemmeno pronunciare”, quando famiglie tenevano i figli a casa per paura di assistere a incontri sulla legalità. Poi il cambio di passo: “Con le tante operazioni contro l’’ndrangheta abbiamo insinuato prima il dubbio che non fosse invincibile, fino ad affermare la forza dello Stato. Oggi siamo qui anche per questo.” Il procuratore ha quindi letto un messaggio del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, sottolineando la centralità di momenti come questo: “Il Ministro avrebbe voluto essere presente per testimoniare l’importanza di questa giornata, come affermazione della presenza dello Stato in un territorio dove per anni la ‘ndrangheta faceva la padrona.”

Il procuratore ha rivolto un pensiero ai figli di Maria Chindamo: “Li ho incontrati tante volte. Stanno crescendo con l’amore di chi sta loro vicino. Ricordiamo Maria come simbolo di chi ha perso la vita per contrastare la criminalità.”

L’intervento di Wanda Ferro

Accorata la testimonianza della sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro, che ha ringraziato tutte le istituzioni presenti e ha rivolto un pensiero particolare ai testimoni di giustizia, come Nino De Masi e Gaetano Saffioti: “I testimoni di giustizia rappresentano per noi un punto centrale del coraggio. Come diceva Sant’Agostino, la speranza ha due figli: lo sdegno per le cose che non vanno e il coraggio per cambiarle.”

Poi l’omaggio a Vincenzo Chindamo: “Lo ringrazio perché ha trasformato il dolore in speranza, ha fatto sentire Maria parte di ognuno di noi, senza mai mettere in dubbio la presenza dello Stato. E lo Stato – lo voglio dire chiaramente – c’è e ci sarà.”. La sottosegretaria ha poi chiuso il suo intervento con un richiamo al ruolo dei giovani: “Non c’è arma più potente di una generazione che nega il consenso alla criminalità. Lo Stato siamo tutti noi. E le terre di Maria continueranno a vivere.”

Le parole di Vincenzo Chindamo

Emozionante e lucido l’intervento di Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, oggi simbolo di una resistenza civile che ha saputo unire comunità, scuole, istituzioni: “Volevano creare crepe tra di noi, il terrore, l’odio. Volevano seminare paura: paura di essere imprenditori, paura di essere donna, paura di seguire la propria luce. Ma io oggi vi guardo e vedo il senso dello Stato: ognuno di voi, studenti e autorità, mi ha dato forza.” Chindamo ha raccontato il percorso fatto insieme a Libera, alle scuole, alle istituzioni locali: “Quando tutto sembrava perso, ci siamo detti: dobbiamo reagire. Controlliamo noi questa terra. E così è stato.” Ha ricordato la telefonata di una collaboratrice: “Mi disse: ‘Ci hanno rubato tutto, ma dobbiamo reagire’. Mi sembrò matta. Oggi le dico grazie: abbiamo generato un movimento.”

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