La Cgil torna a chiedere lo stop al progetto del Ponte sullo Stretto dopo le osservazioni della Corte dei Conti che hanno confermato le criticità già denunciate dal sindacato. Il segretario confederale Pino Gesmundo ha sollecitato il Governo a compiere “un atto di responsabilità” ritirando la delibera Cipess che rilancia un’opera “vecchia di quindici anni, segnata da forzature legislative e tecniche, divisiva per il Paese”.
Le criticità evidenziate
Secondo Gesmundo, la recente presa di posizione della Corte si aggiunge alle richieste di chiarimento della Commissione europea sulle procedure di autorizzazione e di appalto, che potrebbero esporre l’Italia a un rischio concreto di infrazione comunitaria. Il dirigente sindacale ha ricordato che il progetto del Ponte avrebbe un costo superiore ai 20 miliardi di euro, comporterebbe “l’espulsione di oltre 500 famiglie dalle proprie abitazioni” e rischierebbe di “eliminare migliaia di posti di lavoro, gravando come un macigno sulle finanze del Paese”.
Le priorità del Mezzogiorno
Per la Cgil, la partita del Ponte non può oscurare i reali bisogni del Sud. “È tempo – ha dichiarato Gesmundo – di riaprire una discussione seria e trasparente sulle infrastrutture urgenti per lo sviluppo della Calabria e della Sicilia. Serve responsabilità perché le priorità del Mezzogiorno sono ben altre”.