Chi sono gli “odiatori” che avrebbero costretto il presidente Roberto Occhiuto a una sorta di stop and go istituzionale? Pirandello avrebbe risposto: uno, nessuno, centomila. C’è, forse, alla base di tutto una crisi d’identità, come la trama del drammaturgo siciliano.
L’ombra di Scopelliti
Qualcuno ha accostato l’annuncio delle dimissioni di Occhiuto a quelle che fece Giuseppe Scopelliti undici anni fa come presidente pro-tempore. In cosa consisterebbe la similitudine? Forse, in nulla, perché Scopelliti (che aveva annunciato le sue dimissioni il 28 marzo 2014 ufficializzandole il 29 aprile 2014, ossia dopo 33 giorni, tramite una lettera depositata al Presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico) si portava dietro il caso irrisolto del suicidio di Orsola Fallara. Cioè, il beneficio del dubbio.
Un contesto del tutto diverso
Oggi è diverso sotto tutti i punti di vista. Tranne una cosa. La marginalità della Calabria che, se è possibile, è sprofondata ancora più giù, confermando e “giustificando” la sua posizione di coda nel consorzio civile dei territori europei.
Burocrati o politici?
Tornando agli “odiatori”, al momento si può pensare e dire tutto e il contrario di tutto. Se essi sono burocrati sarebbe una inutile gratificazione perché chi nasce tondo non può morire quadrato. Se invece sono politici, l’arcano uscirà al momento delle formazioni delle liste.
Voto sotto Natale e i Macchiavelli calabresi
Ma Occhiuto è proprio sicuro di votare sotto Natale? Lui è certo. Ma. La sua sicumera ha un solo ostacolo. La tempistica procedurale di quando si andrà a votare veramente. E lì, forse, usciranno allo scoperto i Machiavelli nostrani.