Se c’è una metafora che oggi spiega il rapporto tra il Cosenza Calcio e la sua gente, è quella di una bussola smagnetizzata. Un oggetto che dovrebbe indicare la rotta, ma che invece ruota senza sosta, incapace di trovare un nord. La società, con l’ennesima decisione ribaltata nell’arco di poche ore, ha confermato ciò che la piazza percepisce da anni: nessuna direzione, nessuna coerenza, nessun punto fisso.
Questo continuo oscillare non è solo un problema gestionale: è il simbolo di una mancanza di visione, di una rotta inesistente e di una guida che non sa più distinguere una scelta ponderata da una improvvisata.
La città lo sapeva: la bussola era già consumata
La verità è che la piazza lo aveva capito già da tempo. L’ago della società non punta da anni verso un nord chiaro, e ogni nuova contraddizione non fa che confermare una verità che circola nelle discussioni in città: i vertici del Cosenza non sanno che direzione prendere.
Le promesse di dialogo, gli spiragli aperti da Salvatore Gualtieri, il lavoro silenzioso per ricucire un rapporto quasi irrecuperabile… tutto si è sciolto nel momento in cui Guarascio ha deciso di chiudere le curve, per poi smentirsi poco dopo. Sono movimenti incoerenti, che tolgono credibilità anche alle figure che provano a costruire ponti.
La sfiducia cresce perché la rotta manca
Nella gente la sfiducia non nasce dall’ultima scelta, ma da questo stillicidio di incoerenze. È l’effetto somma di anni di decisioni annunciate, ritirate, corrette, ripensate, spesso mai spiegate e persino mai dichiarate. La piazza, che già camminava su una soglia minima di fiducia, vede ora un’ulteriore conferma: la società non ha una rotta, non ha un criterio, non ha un “nord”.
E quando una bussola è smagnetizzata, non basta sperare che l’ago un giorno, per caso, torni a puntare nella direzione giusta. Serve una mano che la ripari, che la riallinei, che le restituisca credibilità.
Tifosi lucidi, società disorientata
Mentre la dirigenza oscilla, i tifosi restano l’unico elemento che non perde mai stabilità. La parte più coerente e più lucida di questa storia non arriva dagli uffici societari, ma dal tifo, quel tifo spesso bistrattato, poi acclamato e richiesto, poi nuovamente messo ai margini perché, dolente o nolente per chicchessia, resta comunque il cuore pulsante del Cosenza.
Il nodo è la credibilità, non i settori aperti
Tutto questo non riguarda solo l’apertura di una curva o la chiusura di una tribuna. Riguarda la credibilità di chi dovrebbe guidare il club. Una società che si smentisce in poche ore non ispira fiducia, non costruisce consenso, non aiuta nessuno a seguirla lungo un percorso che dovrebbe essere condiviso. E di episodi del genere, Cosenza ne ha visti fin troppo.
Da tempo a Cosenza il problema non è più il rumore del disorientamento: è la totale assenza di una direzione. E una città che ha già perso del tutto la fiducia non può più permettersi una società che, invece di ritrovare il nord, continua a girare su sé stessa.




