È l’Istituto Superiore di Sanità a dare la conferma definitiva che nessuno voleva sentire. L’analisi dei campioni biologici prelevati dai pazienti ricoverati a Cosenza ha sciolto ogni riserva: si tratta di un focolaio di botulismo. La conferma è giunta attraverso la direzione dell’Azienda ospedaliera, che ha parlato di una diagnosi clinica inizialmente sospetta e ora supportata da prove di laboratorio inconfutabili. La tempestività della diagnosi ha permesso di attivare immediatamente il protocollo salvavita, con la richiesta urgente al Ministero della Salute dell’antitossina botulinica, un farmaco che ha evitato che la tragedia assumesse proporzioni ancora maggiori.
Un’indagine vasta: dalla tavola all’ospedale
Il caso, emerso dopo che un panino letale è stato venduto da un ambulante a Diamante, ha scatenato un’inchiesta che coinvolge ben ventinove indagati. La Procura di Paola sta cercando di ricostruire l’intera catena di responsabilità che ha portato alla morte di Luigi di Sarno e Tamara D’Acunto, e al ricovero di altre quattordici persone. Sotto la lente d’ingrandimento non ci sono solo il commerciante e i tre responsabili delle ditte produttrici del cibo contaminato, ma anche cinque medici di due diverse strutture sanitarie, indagati per non aver riconosciuto in tempo i sintomi fatali nei due pazienti deceduti.
La corsa contro il tempo per la sicurezza alimentare
Le indagini epidemiologiche continuano senza sosta. L’obiettivo è risalire con esattezza all’origine della matrice alimentare contaminata e garantire che prodotti simili non possano più finire sulle tavole dei consumatori. Il tragico bilancio di due vite spezzate e di quattordici persone ancora in ospedale è un monito severo che sottolinea la fragilità della sicurezza alimentare e l’importanza di controlli rigorosi. La comunità ora attende risposte e giustizia.