“Ho atteso di leggere le sue dichiarazioni e meglio contestualizzare la frase, prima di commentare quella che è stata l’ennesima coltellata: Giuseppe Paparo vuole ‘lavarsi la coscienza’“. Con queste parole, Angela Giaquinta, madre di Filippo Verterame, il giovane di 22 anni ucciso a Le Castella (Isola Capo Rizzuto), affida ai social un lungo e potente sfogo. Un attacco diretto non solo al presunto assassino, ma anche alla sua famiglia, ritenuta responsabile di un “odio radicato nel tempo” contro il figlio e la sua associazione.
Un gesto senza pentimento
La signora Giaquinta non usa mezzi termini per criticare il gesto di Giuseppe Paparo, che, dopo l’omicidio, ha indicato alle forze dell’ordine il luogo dove aveva nascosto l’arma del delitto. “È sconcertante e inaccettabile che un ‘uomo’ di 39 anni si limiti a ‘lavarsi la coscienza’, indicando il luogo dove, con estrema lucidità, aveva nascosto l’arma del feroce omicidio… senza mostrare pentimento, senza assumersi responsabilità, senza chiedere perdono”. Per la madre, restituire l’arma, senza spiegare “come e perché” sia stata usata, non può cancellare la gravità del crimine. Anzi, evidenzia una “indifferenza inquietante” e una malvagità che cozza con il significato etimologico della parola “coscienza”.
L’ombra dell’illegalità dietro il delitto
Il movente dell’omicidio, secondo Angela Giaquinta, non è un dettaglio futile. Si tratterebbe di un odio maturato in tre anni, collegato all’ostilità di una famiglia verso l’attività del Lido inclusivo gestito da Filippo e dalla sua associazione Asylos. Il lido, supportato dal Comune di Isola di Capo Rizzuto, era apprezzato per il suo carattere inclusivo e per la sua opposizione “all’ombra dell’illegalità”. Una situazione che la madre definisce come l’ennesima dimostrazione di una convinzione atavica che quel tratto di territorio sia “proprietà legittima di una famiglia”, un ostacolo al turismo e allo sviluppo.
Un appello alla società e alla giustizia
Nelle sue dichiarazioni, Angela Giaquinta lancia un appello forte e chiaro: “Vi invito e vi PREGO di denunciare quanto subito alle autorità competenti”, rivolgendosi a chi in questi giorni le ha raccontato di minacce e angherie subite. E a chi era presente quel giorno, la richiesta è perentoria: “deve testimoniare quanto visto”. La madre ribadisce che la vita è un valore sacro e che la giustizia deve essere rigorosa, senza concedere sconti di pena a chi cerca di scrollarsi di dosso le proprie responsabilità. “La violenza non deve vincere. La giustizia è l’unica strada per ritrovare un po’ di pace”. La signora Giaquinta assicura, infine, che continuerà a lottare: “come madre e, ancor più, come presidente dell’associazione Asylos, che continuerà SEMPRE a portare avanti il progetto del lido inclusivo on the beach“.