Una serata di arte pura e di linguaggi senza tempo. Il Festival d’Autunno, fondato e diretto da Antonietta Santacroce, ha trovato ieri la sua quintessenza con la voce eterna e magnetica di Alice, protagonista del progetto “Master Songs”. Non una semplice antologia, ma una selezione sapiente del grande songbook italiano, capace di restituire l’idea forte del tema 2025: “CambiaMenti. Linguaggi senza tempo”. Il trailer del concerto ha annunciato l’atmosfera del rito laico in musica.
Eleganza in scena, intimità in musica
Dal primo arpeggio di chitarra che squarcia il silenzio a “Gli ultimi fuochi”, l’andamento è confessionale e poetico. Alice siede alla tastiera per “Un blasfemo” di Fabrizio De André, e subito dopo scolpisce una “Canzone dell’amore perduto” da brividi, amplificata da una videoproiezione di una rosa che sfiorisce, eco visiva del verso “come fan presto, amore, ad appassire le rose”. Il trio – Carlo Guaitoli al pianoforte e alle tastiere, Antonello D’Urso alle chitarre, Chiara Trentin al violoncello – accompagna con misura e finezza, lasciando alla voce senza tempo della cantante la responsabilità del racconto. L’interpretazione resta sempre misurata, e proprio per questo potentissima.
CambiaMenti: l’eredità che diventa ricerca
Il cambiamento evocato dal Festival si fa stoffa musicale. Alice attraversa la memoria civile con “Auschwitz” di Francesco Guccini e con l’urgenza pedagogica di “Non insegnate ai bambini” di Giorgio Gaber, incidendo nel pubblico un solco di consapevolezza. Poi la poesia in musica: “La recessione” su versi di Pier Paolo Pasolini (musica di Mino Di Martino), “Inniò” dalla collaborazione con Pierluigi Cappello, e “Anìn a gris” di Maria Di Gleria Silviotti su musica di Marco Liverani. Eseguite in friulano, rivelano una filologia affettiva che porta la canzone oltre il repertorio, dentro la ricerca linguistica.
Battiato al centro: omaggio al maestro
Il cambiamento spirituale vibra nei brani di Juri Camisasca (“Nomadi”, “Il sole nella pioggia”) e nell’omaggio a Franco Battiato con “E ti vengo a cercare” e “I treni di Tozeur”. Il momento più intenso arriva con “Prospettiva Nevski”: sullo schermo scorrono Ėjzenštejn, Stravinskij, Nižinskij, fino all’ultima immagine dedicata a Battiato. L’effetto è commovente, una trasfusione di eleganza e malinconia che rinnova il senso di un’eredità viva.
I vertici emotivi: Dalla e De Gregori
Con “Almeno pensami” di Lucio Dalla – ricordando il duetto con Ron a Sanremo 2018 – l’omaggio diventa nuova emozione. “Atlantide” di Francesco De Gregori resta nella forma maschile del testo: scelta di onestà interpretativa che esalta la forza narrativa del brano. È qui che Alice mostra la sua cifra: accogliere il repertorio, rigenerarlo e renderlo attuale senza tradirne la natura.
Immagini che raccontano, suoni che vedono
Le videoproiezioni oniriche non sono semplice fondale ma drammaturgia visiva che abbraccia le canzoni. L’atmosfera diventa mistica, lo spettatore viene chiamato dentro i brani, in un’esperienza che è prima di tutto un inno alla profondità d’animo. “Il sole nella pioggia” chiude tra applausi calorosi e richieste di bis. Il ritorno in scena è un trionfo: “Per Elisa” e “Chanson egocentrique” scatenano il pubblico e suggellano un rito collettivo.
Il riconoscimento della città e il programma di oggi
A fine concerto, Antonietta Santacroce consegna ad Alice il “Cavatore”, simbolo della Città di Catanzaro, realizzato dal maestro orafo Michele Affidato: un gesto che riconosce il valore artistico e civile di una carriera coerente. Il Festival d’Autunno prosegue oggi, domenica 26 ottobre, alle 18 al Museo Marca con Arianna Porcelli Safonov e il monologo “Picchiamoci”, tra ironia pungente e dissacrazione.



