Trasformare l’agricoltura in uno strumento di inclusione sociale, creando una rete che colleghi imprese agricole, servizi sociali, istituzioni e famiglie. È l’obiettivo ambizioso del progetto “FaSD – Fattorie Sociali per la Disabilità“, che ha fatto tappa ieri alla Fattoria didattica “Rotiroti” per il secondo incontro pubblico “Radici Sociali“.
L’iniziativa, promossa dal GAL Serre Calabresi insieme ai GAL Area Grecanica, Batir e Terre Locridee, è finanziata con fondi PSR Calabria 2014-2022 (misura 19.3) e punta a offrire percorsi di inserimento socio-lavorativo e attività terapeutiche a persone fragili e svantaggiate.
Il progetto pilota verso la strategia di sviluppo
“Investiamo le risorse agricole di un valore ulteriore per rispondere a bisogni sociali specifici”, ha spiegato Carolina Scicchitano, direttrice del GAL Serre Calabresi. Il progetto pilota, avviato lo scorso giugno, sta riscuotendo tale successo sul territorio da essere candidato all’inserimento nella nuova Strategia di sviluppo locale.
Attualmente è in corso una fase di censimento e mappatura delle realtà territoriali per ampliare la rete. “L’obiettivo finale è creare opportunità di lavoro per garantire la partecipazione attiva delle persone con disabilità“, sottolinea Scicchitano, “permettendo loro di esprimere il proprio potenziale e contribuire alla crescita economica“.
I laboratori pratici: dalla nocciola al formaggio
Durante la giornata alla “Rotiroti” sono stati proposti due laboratori pratici: uno sulla filiera della nocciola e uno sui prodotti lattiero-caseari per la produzione di formaggio e ricotta.
“Gli effetti positivi del contatto con la natura e gli animali promuovono autonomia e rafforzano l’autostima“, ha evidenziato Giuseppe Rotiroti, rappresentante della fattoria ospitante e del Consorzio Valorizzazione e Tutela “Nocciola di Calabria”. “Si tratta di esperienze che generano opportunità sia per la persona con disabilità che per l’intera comunità“.

Budget di salute e agricoltura sociale
Tra le novità più significative, l’integrazione tra agricoltura sociale e “budget di salute“. Pierpaolo Pellegrino dell’ANS (Associazione Nazionale Servizi) ha spiegato come questo strumento di welfare possa “finanziare progetti di agricoltura sociale come parte di percorsi riabilitativi personalizzati, offrendo supporto terapeutico attraverso fattorie didattiche e pet therapy“.
L’ANS, che opera nei settori socio-assistenziali, formazione linguistica e agricoltura sociale, sta sviluppando una rete con altri enti del terzo settore per amplificare l’efficacia delle azioni.
“Il disabile non è una persona che non può fare”
Forte il messaggio di Marinella Ranieri, socia ANS: “Bisogna realizzare opere concrete per far capire che il disabile non è una persona che non può fare, ma una persona alla quale fornire gli strumenti per sviluppare autonomia“. La collaborazione tra associazioni, ha sottolineato, è fondamentale per dare risposte concrete alle necessità delle persone con disabilità.
Pietro Fera della UILDM provinciale di Chiaravalle ha posto l’accento sull’inclusione lavorativa: “Serve una cultura aziendale che valorizzi le capacità della persona disabile, individuando ruoli consoni al potenziale“.
Fera ha richiamato il “progetto di vita” previsto dalla legge italiana, un percorso di piena inclusione che spazia dalla salute al lavoro, dalla formazione alla socialità, mettendo sempre al centro la persona nelle scelte che la riguardano.
La sfida dell’inclusione sociale
Il progetto FaSD rappresenta una risposta concreta alla necessità di non relegare più la disabilità a “problema privato“, trasformandola invece in una questione territoriale che coinvolge l’intera comunità nella costruzione di un modello di sviluppo più inclusivo e sostenibile. Per informazioni sulle attività del progetto FaSD: www.galserrecalabresi.it