27 Ottobre 2025
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Caro energia, allarme Confartigianato: le imprese calabresi pagano il 22% in più dell’Europa

La regione si conferma maglia nera anche per la spesa energetica delle famiglie e per il rallentamento degli investimenti nella transizione ecologica

L’energia continua a pesare come un macigno sull’economia calabrese.
È quanto emerge dal report “Le sfide energetiche della transizione green per le imprese della Calabria – 2025”, pubblicato dall’Osservatorio Mpi Confartigianato Calabria, che fotografa una situazione di sofferenza strutturale per il tessuto produttivo regionale.

Nel 2024, le piccole e medie imprese calabresi attive nei settori a più alta concentrazione artigiana – alimentare, moda, legno, metalli e manifatture – hanno sostenuto una spesa complessiva di 53 milioni di euro per l’energia elettrica.
Un dato che supera di oltre 10 milioni di euro la media europea, segno di una distorsione competitiva che penalizza le imprese del Sud e in particolare quelle calabresi.

Un differenziale del 22% rispetto all’Europa

Il report sottolinea che, a livello nazionale, le micro e piccole imprese italiane pagano il 22,5% in più per l’energia rispetto ai competitor dell’Unione Europea.
A incidere in modo determinante sono tasse e oneri parafiscali, che in Italia risultano più che doppi rispetto alla media UE.

Per la Calabria, regione con un tessuto economico fortemente artigianale e frammentato, l’impatto è ancora più drammatico: costi energetici elevati, margini di profitto ridotti e difficoltà ad avviare investimenti innovativi.
Molte imprese si trovano costrette a rinviare i piani di efficientamento energetico e di transizione green, nonostante le agevolazioni previste dai fondi europei.

Il peso sui bilanci familiari

Il caro energia non grava soltanto sulle imprese, ma anche sulle famiglie calabresi, che nel 2024 hanno registrato un aumento medio del 18% delle bollette rispetto all’anno precedente.
Una cifra che colloca la regione tra le più penalizzate d’Italia, complici l’assenza di politiche strutturali per il contenimento dei costi e un ritardo infrastrutturale cronico nella produzione e distribuzione di energia rinnovabile.

Molte aree interne, ancora oggi, risultano non collegate alle principali reti di approvvigionamento, aggravando le disparità territoriali e riducendo la competitività dei territori.

Transizione verde al rallentatore

Nonostante le potenzialità offerte da sole, vento e mare, la Calabria resta indietro sugli investimenti green.
Secondo l’Osservatorio, nel 2024 solo il 14% delle imprese calabresi ha investito in tecnologie a basso impatto ambientale o in fonti rinnovabili, contro una media nazionale del 26%.

Le cause principali sono burocrazia complessa, assenza di filiere industriali locali, accesso limitato al credito e una carenza di competenze tecniche.
Un ritardo che rischia di compromettere la capacità della regione di intercettare le risorse del Pnrr e dei programmi europei dedicati alla decarbonizzazione e all’innovazione energetica.

Un appello per una politica energetica del Sud

Gli esperti di Confartigianato invitano il Governo e la Regione Calabria a potenziare i meccanismi di sostegno alle imprese e ad accelerare la pianificazione energetica regionale, ancora frammentata.
Servono incentivi mirati per la produzione distribuita, per l’autoconsumo collettivo e per la creazione di comunità energetiche, strumenti che potrebbero ridurre sensibilmente i costi per le Pmi e favorire la sostenibilità.

“La transizione green non può essere un privilegio delle regioni più ricche, si legge nel report.
Per la Calabria è una questione di sopravvivenza economica e di giustizia territoriale”.

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