6 Agosto 2025
19.1 C
Calabria

La corsa del Sud si ferma in Calabria: Pil in calo, Pnrr inefficace, salari sempre più bassi

Il rapporto Svimez 2025 racconta un’Italia a più velocità: il Mezzogiorno cresce più del Centro-Nord, trainato dagli investimenti pubblici. Ma la Calabria è in controtendenza, ferma a -0,2%. Ecco perché resta il fanalino di coda d’Italia

C’è un dato che salta agli occhi nel nuovo rapporto Svimez: il Mezzogiorno continua a crescere più del resto del Paese. Nel 2024, il Pil delle regioni del Sud è aumentato dell’1%, superando il +0,6% del Centro-Nord e persino la media nazionale, ferma allo 0,7%. Un risultato che conferma un trend positivo già visto nel biennio precedente e che si consolida anche grazie alla spinta delle opere pubbliche e agli investimenti legati al Pnrr. Ma in questo scenario incoraggiante c’è una nota stonata, anzi una frattura netta: la Calabria è una delle due uniche regioni italiane, insieme al Molise, a registrare una decrescita del Pil, pari al -0,2%.

Una regione che non aggancia la ripresa

Il dato calabrese è ancora più grave se si osserva nel contesto del Mezzogiorno, dove quasi tutte le regioni si sono giovate del rilancio delle costruzioni e della buona tenuta dell’industria. In Sicilia, il Pil cresce dell’1,5%, in Campania dell’1,3%, mentre anche regioni come la Sardegna e l’Abruzzo mostrano segni di vitalità. Solo la Calabria segna il passo, nonostante abbia registrato una crescita significativa del valore aggiunto dell’industria pari al +5,8%. Il problema è che questa spinta è stata completamente annullata dai crolli negli altri settori. Le costruzioni arretrano del 3%, i servizi perdono lo 0,6% e l’agricoltura crolla di un ulteriore 2,6%.

Non si tratta di una flessione temporanea, ma di un segno strutturale. Lo stesso rapporto Svimez parla di “andamenti negativi diffusi tra i settori” che vanificano qualsiasi effetto espansivo. Eppure, gli strumenti non sono mancati.

Pnrr: i soldi ci sono, ma non fanno Pil

La Calabria è tra le regioni in cui gli investimenti pubblici comunali sono cresciuti di più nel triennio. Tra il 2022 e il 2024, la spesa dei Comuni calabresi è passata da 390 a 817 milioni di euro, con un aumento del 109,6%. Un boom legato in gran parte all’avvio dei progetti del Pnrr, con risorse destinate a scuole, impianti sportivi, edilizia abitativa e asili nido.

Ma i numeri dicono che questa pioggia di fondi non si è trasformata in crescita economica. Manca probabilmente la capacità progettuale, la continuità amministrativa, l’efficacia nell’attuazione. Le risorse si spendono, ma non generano valore. O meglio, il valore si genera, ma non in Calabria.

Servizi in retromarcia, turismo sottotono

Nel comparto dei servizi, che rappresenta una fetta significativa del Pil regionale, il Mezzogiorno nel complesso ha registrato un +0,7%, mentre la Calabria ha fatto segnare un -0,6%, la peggiore performance dell’intera area. È il segnale che non basta il mare, il sole e il patrimonio storico se non c’è un sistema turistico strutturato, un’offerta di qualità, una visione strategica.

Mentre regioni come la Sicilia e la Campania intercettano flussi turistici e stimolano i consumi interni, la Calabria resta marginale, senza riuscire a capitalizzare neppure l’effetto “rilancio Sud” innescato dal Pnrr.

Cresce l’occupazione, ma restano poveri

Sul fronte del lavoro, anche la Calabria beneficia della spinta meridionale. L’occupazione nel Mezzogiorno è cresciuta del 2,2% nel 2024, e la regione ha visto un aumento degli addetti nel settore costruzioni, in linea con il trend del Sud. Ma questa crescita non argina il disagio sociale.

Secondo la Svimez, in Calabria quasi un terzo dei lavoratori è povero: si tratta di persone che, pur avendo un impiego, non guadagnano più di 600 euro al mese. Il fenomeno del lavoro povero riguarda il 31,2% degli occupati nel Sud, pari a 1,8 milioni di persone, e in Calabria è particolarmente diffuso.

A tutto questo si aggiunge il calo del potere d’acquisto, con una perdita reale delle retribuzioni pari al 6% rispetto al 2019. Mentre in altri territori il rientro dell’inflazione e i rinnovi contrattuali hanno attenuato l’impatto degli anni più duri, in Calabria il lavoro resta poco e malpagato.

Una crisi che parte da lontano e che nessun piano ha risolto

L’Italia del 2024 è un Paese che cresce a più velocità. Il Nord rallenta per la crisi dell’industria esportatrice, il Centro si riprende, il Sud accelera grazie agli investimenti pubblici. Ma la Calabria resta fuori da tutte queste traiettorie.

Il Pnrr, che avrebbe dovuto essere l’occasione per colmare i divari storici, non ha prodotto in Calabria gli effetti sperati. Il Pil arretra, i settori produttivi restano fragili, la popolazione si impoverisce, il lavoro non basta a vivere.

Il rischio è che la regione diventi una zona grigia fuori dalle mappe della crescita, tagliata fuori anche dai circuiti virtuosi del Sud. E se non si interviene adesso, con politiche mirate, continuità amministrativa e una governance efficace dei fondi pubblici, la Calabria continuerà a essere il simbolo di un’occasione mancata. Ancora una volta.

Calabria 7 su WhatsApp

ARTICOLI CORRELATI

RUBRICHE

La sezione investigativa di C7. Una finestra sui casi più scottanti: dossier, reportage inediti, retroscena giudiziari sulla ‘ndrangheta e sul potere oscuro che muove la Calabria.

Approfondimento critico sulle problematiche calabresi, con denunce sociali, reportage d’impatto e analisi autentiche di eventi.

Rubrica bisettimanale per semplificare concetti di finanza personale, orientando scelte consapevoli.

Analisi politica oggettiva di temi locali, regionali e globali, decodificando strategie, poteri e dinamiche complesse.

Questa sezione si occupa di analisi sul quadro politico regionale, con interviste ai protagonisti della scena pubblica.

Racconti autentici di Calabria, tra tradizioni, personaggi, luoghi, eventi straordinari, per valorizzare cultura e resilienza del territorio.

Rubrica dove si analizzano le tecniche e strategie con focus su Cosenza e Catanzaro, scritta dall’esperto Michele Marturano.