L’Italia torna a guardare al proprio sottosuolo. Come riportato in un approfondimento della Gazzetta del Sud, il Programma nazionale di esplorazione mineraria (Pne), approvato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica, prevede 14 progetti di ricerca distribuiti su tutto il territorio nazionale. Affidato al Servizio geologico d’Italia di Ispra, il programma, con un investimento iniziale di 3,5 milioni di euro, segna un cambio di rotta dopo decenni di dipendenza da Paesi esteri. “L’approvazione del Pne segna un ritorno strategico per l’Italia alla valorizzazione delle proprie risorse minerarie, in un’ottica moderna, sostenibile e in linea con le priorità europee” spiegano dall’Ispra.
L’obiettivo è duplice: da un lato, creare un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie del Paese; dall’altro, fornire indicazioni preliminari a investitori nazionali ed esteri. L’iniziativa risponde alla direttiva europea che mira a soddisfare, entro il 2030, almeno il 10% del fabbisogno di materie prime nazionali. Le indagini iniziali saranno rigorosamente non invasive, con eventuali sondaggi esplorativi diretti previsti solo in fasi successive e con le dovute valutazioni ambientali.
La realtà calabrese: ricerca di grafite nelle Serre Vibonesi
La Calabria, in particolare l’area delle Serre Vibonesi, emerge come un territorio di grande interesse. Il Pne individua le aree di Monterosso Calabro, Polia (Vibo), San Vito (Catanzaro) e Olivadi (Catanzaro) come zone prioritarie per la ricerca di grafite. Si tratta di aree storicamente legate all’estrazione mineraria, con attività cessate nella seconda metà del ‘900. Il programma si propone di eseguire indagini preliminari per valutare il potenziale minerario di queste zone, dove il “basamento prealpino è ben esposto”. Oltre alla grafite, nella regione è documentata anche la presenza di tungsteno, spesso abbinato a piombo-zinco.
Dai primi sopralluoghi, si apprende che “i dati sui tenori della mineralizzazione sono scarsi e dispersi”. Tuttavia, alcuni report esplorativi risalenti al 1965, nella zona di “Fosso Divisa” a Monterosso, riportavano la presenza di un giacimento con un tenore di circa il 13% di grafite. Le indagini sono già in corso, ma “le aree di accesso all’antica miniera risultano crollate” e “nessuna indagine preliminare è stata fatta nella zona di Olivadi“.
Sostenibilità e nuove prospettive: dal litio al turismo minerario
Il Pne non si limita alla sola esplorazione. Il piano prevede anche un dialogo costante con la popolazione e la diffusione di informazioni scientificamente corrette sui criteri di sostenibilità delle attività estrattive, specialmente in territori delicati come quello calabrese. Si apre inoltre la possibilità di integrare queste attività con lo sviluppo del turismo minerario, offrendo una nuova prospettiva economica per le comunità locali.
Il progetto potrebbe anche espandersi in futuro. “In funzione dei risultati del primo piano di indagine,” si legge nel documento nazionale, “sarà possibile prevedere l’ampliamento dello studio inserendo la valutazione del potenziale per il litio nei graniti varisici di Sardegna e Calabria”, un’ulteriore conferma del ruolo strategico della regione nel panorama minerario italiano.