Come tutti gli uomini di pensiero, Michele Drosi, in quest’epoca dove la capacità politica la si misura dalle visualizzazioni social, paga dazi trumpiani. Dirigente dem, ma sempre con il garofano appuntato all’occhiello, Drosi, nell’intervista ci dice la sua sull’attuale momento politico regionale.
È un centrodestra ancora fortissimo quello che scaraventa la Calabria alle urne anzitempo, come si batte
“Più che il centrodestra è il presidente Occhiuto che si è molto distinto in quella che possiamo definire una turbo comunicazione, che però è servita più a produrre effetti speciali che a risolvere i problemi reali che affliggono la Calabria come la sanità, il lavoro, la capacita di utilizzare in maniera virtuosa i fondi europei e quelli del PNRR, dove la percentuale di spesa è decisamente bassa”.
Non è stato un bel vedere la sessione congressuale recente del Pd. Secondo lei è solo frutto di una accentuata dialettica interna oppure il partito paga a caro prezzo la presenza ingombrante di cacicchi che di far spazio ai giovani non ne vogliono sapere?
“Il Pd, contrariamente alle altre forze politiche, svolge regolarmente i congressi per eleggere i suoi gruppi dirigenti e come è noto questi appuntamenti sono anche un momento di confronto tra punti di vista e opzioni diverse come è giusto che sia in una forza politica che si definisce democratica. Un confronto che a volte può risultare anche aspro, ma volto a trovare una sintesi nell’interesse di tutto il partito. In quanto a quelli che lei definisce cacicchi, io penso che si tratta di dirigenti che hanno una esperienza politica e che ancora possono dare un contributo importante e, in ogni caso non hanno impedito un ricambio e un rinnovamento dei gruppi dirigenti, come gli stessi esiti congressuali hanno dimostrato”.
Drosi, me lo traccia un identikit del prossimo candidato alla presidenza della regione?
“Sicuramente il prossimo candidato a presidente della Regione dovrà essere scelto, come ha sostenuto a più riprese il segretario regionale Nicola Irto, in Calabria e dovrà essere un dirigente politico. Bisogna finirla con l’eterna contrapposizione tra politica e società civile che, tra l’altro, ha accumulato solo cocenti sconfitte. Personalmente penso che dovrà essere un dirigente del PD, che è la forza centrale dello schieramento di centrosinistra e che al suo interno ha diverse figure che possono assumere una responsabilità così rilevante”.
L’opposizione consiliare non ha mai spinto come avrebbe dovuto. Appena ha provato ad alzare la testa, subito qualcuno del centrodestra le ha ricordato che sulle medesime piaghe di oggi non fece meglio. Non crede che sia giunto il momento di arricchire il centrosinistra di energie di territorio fresche?
“Penso che l’opposizione fa quello che si può e si deve fare in un contesto dove il ruolo dei Governatori è strabordante e quello degli organi come il consiglio e le commissioni è davvero molto debole. A proposito, poi, delle esperienze di governo del centrosinistra, il centrodestra ha poco da rimproverare, perché i risultati di quelle stagioni, pur nelle difficoltà generali e di contesto ben note, sono stati certamente migliori”.
Lei ha scritto molto sul regionalismo, anche recentemente. È un sistema di governo che ha ancora un futuro?
“Indubbiamente, dopo oltre cinquant’anni di regionalismo, è necessario mettere mano a una vera riforma delle Regioni per renderle più aderenti alle esigenze della società di oggi. C’è bisogno di una organizzazione più snella, di una burocrazia più efficiente, di un riequilibrio tra i vari organi attribuendo un peso maggiore al consiglio regionale, di realizzare una reale semplificazione e riduzione degli adempimenti amministrativi e del numero dei provvedimenti, di adeguare gli Statuti che sono la Carta costituzionale delle Regioni. Su tutto questo è urgente e necessario aprire un confronto in vista delle prossime scadenze elettorali – il PD calabrese ha già cominciato a farlo – per recuperare un rapporto più lineare e trasparente, di piena e convinta fiducia tra Istituzioni e cittadini”.
Andiamo ad elezioni anticipate, cosa si aspetta?
“Con le dimissioni di Occhiuto da presidente, rassegnate in presenza di un evidente logoramento, bisogna correre per fare rapidamente tutte le scelte necessarie che possano consentire al centrosinistra di essere pronto a combattere una battaglia decisiva per tornare al governo della Regione, per invertire la tendenza e per dare un nuovo slancio nell’interesse di tutti i calabresi. Recuperando anche settori e personalità significative del centrosinistra. Sarebbe davvero un bel segnale per tutti”.
Saverio Zavettieri ha dichiarato dal nostro giornale che reputa improbabile che i socialisti si riuniscano in un unico soggetto politico capace di arricchire la futura alleanza progressista, lei che pensa?
“Concordo con Saverio Zavettieri, ma considero la presenza di tanti amministratori socialisti e riformisti in tante comunità della Calabria preziosa e importante. Rappresentano una risorsa con la quale bisogna fare i conti e che è fondamentale per rendere più solido e più forte il perimetro del centrosinistra, che deve, evitando l’idea dell’autosufficienza, necessariamente andare aldilà delle tradizionali alleanze e guardare a tutte le forze laiche, liberali, riformiste per poter tornare a vincere”.