× Sponsor
12 Dicembre 2025
13 C
Calabria
spot_img
spot_imgspot_img

Appalti e favori a Catanzaro, le accuse del pentito Mirarchi al consigliere comunale: “Prendeva soldi dal clan dei Gaglianesi”

Nell'interrogatorio del 2023, il collaboratore di giustizia parla alla Dda svela i rapporti di un politico con esponenti della 'ndrangheta: "Non erano favori, ma scambi. Si faceva pagare"

spot_imgspot_img
spot_imgspot_img

Dagli appalti da affidare ad imprenditori amici e personaggi di spicco del clan in cambio di soldi, ai favori per ottenere un bel po’ di voti, interessi che ruotano intorno alla figura di un politico “che ha paura delle microspie, si sente sempre controllato, come gli fai qualche discorso strano ti blocca subito, quando parla, ti parla con le mosse”. Nell’informativa dei carabinieri, confluita agli atti dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Clean Money” contro il clan dei Gaglianesi, il collaboratore di giustizia Santino Mirarchi, nelle sue dichiarazioni rese durante l’interrogatorio del 24 maggio 2023 davanti al pm antimafia Veronica Calcagno, traccia l’identikit su un consigliere del Comune di Catanzaro, da lui definito un “fedelissimo dei Gaglianesi e degli Arena, che aveva vinto le elezioni grazie a loro, si era messo a disposizione per Nicolino Grande Aracri, per gli Arena e soprattutto per i Gaglianesi”.

Il politico attento a non essere spiato

 Un politico molto attento, che parlava poco, temeva possibili attività intercettive nei suoi confronti e Mirarchi spiega di essersi rivolto al consigliere per ottenere alcune autorizzazioni e di averlo incontrato sette, otto volte al Comune di Catanzaro: “Mi serviva l’autorizzazione per il bar e per il gazebo al polifunzionale per fare un piccolo gazebo per vendere la frutta tutto l’anno. Mi sono rivolto a lui per ottenerla; poi lui mi fece il favore perché erano venuti i carabinieri al bar, che mi fecero il verbale per le telecamere e mi chiusero il bar per dieci giorni”. Racconta di un favore fattogli proprio dal politico in occasione di un verbale di contravvenzione elevatogli dai carabinieri per le telecamere, che aveva comportato la chiusura del “suo” bar per dieci giorni, sottolineando di aver preliminarmente fatto risultare falsamente l’avvenuta oblazione della multa tramite un amico con le sue conoscenze nei vari uffici postali: “Sono andato prima da un mio amico, che faceva il netturbino, lui conosceva i direttori di varie poste, per cui tu pagavi falsamente la bolletta, su cui ti mettevano il timbro per cui risultava pagata, per cui il verbale dei carabinieri risultava pagato. Quindi, pagato il verbale, dovevo presentare una scia per il locale in cui dovevo comunicare che l’entrata del bar era collegata alla sala slot. Dopo aver pagato il verbale, sono andato dal consigliere, dicendogli che a me serviva questa Scia e lui me l’ha fatta fare subito dal suo geometra indicando che la sala slot e il bar avevano un unico ingresso. Così ho potuto riaprire il bar”. 

“Non erano favori, ma scambi. Il consigliere si faceva pagare”

Il collaboratore di giustizia dichiara, inoltre, al magistrato nel corso dell’audizione che il consigliere, attualmente tra i banchi dell’opposizione, aveva fatto molti favori a numerosi imprenditori, tra i quali Roberto Corapi considerato dalla Dda un uomo importante della criminalità organizzata operante nella città di Catanzaro, contiguo al “Clan dei Gaglianesi” come è emerso nell’ambito dell’indagine “Revenge”, condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso nell’inchiesta Antimafia “Kiterion-Terremoto”, facente parte, dal 2012 al 2013, della pericolosa cellula mafiosa satellite della potente cosca “Grande Aracri” di Cutro, operante nella città di Catanzaro e zone limitrofe. Mirarchi aggiunge che Corapi conosceva i dettagli degli appalti prima ancora che venissero pubblicati i bandi di gara (LEGGI). “Il consigliere dipendeva dalla bocca di Corapi. Loro andavano a braccetto e non erano favori, erano scambi, perché il consigliere veniva pagato”. Il pentito riferisce al pubblico ministero che il politico era stato presentato “a tutti quanti” (agli appartenenti alla criminalità organizzata, ndr.), da Lorenzo Iiritano e da Pietro Procopio, come una persona di fiducia su cui si poteva “puntare” (per le elezioni comunali, ndr), “hanno garantito loro”.

Gli appalti al Parco  

Il collaboratore ricorda un episodio: “Abbiamo fatto in modo, tramite il consigliere, di far ottenere i lavori per la pulizia del parco della Biodiversità ad una impresa di Lamezia Terme e in un’altra occasione abbiamo fatto in modo che vincesse l’appalto per alcuni lavori nel Parco dell’agraria ad un’azienda di Catanzaro. Il consigliere, oltre alla questione delle concessioni, ci dava anche delle soffiate sulle gare d’appalto che erano in procinto di essere pubblicate nonché sulle percentuali da indicare all’interno della busta da presentare, e grazie a queste informazioni, riuscivamo, tramite ditte a noi riconducibili, ad ottenere gli appalti in questione”. In base al favore elargito, il politico riceveva una somma di denaro e non a titolo di cortesia. 

LEGGI ANCHE | Politici a caccia dei voti del clan dei Gaglianesi di Catanzaro tra imbasciate e telefonate

LEGGI ANCHE|  Il clan dei Gaglianesi e il tentativo di corrompere dipendente della Corte di Appello di Catanzaro

LEGGI ANCHE | Clan dei Gaglianesi, verifiche tecniche sul materiale sotto sequestro

LEGGI ANCHE | Gli affari del clan dei Gaglianesi sul caffè e gli incontri di ‘famiglia’ in un ristorante di Catanzaro

LEGGI ANCHE | A Catanzaro imprese foraggiate dai Gaglianesi, il pentito Mirarchi: “Anche un commercialista a disposizione del clan”

spot_imgspot_img

ARTICOLI CORRELATI

ULTIME NOTIZIE