11 Settembre 2025
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Calabria

Brutale aggressione a sfondo razzista a Catanzaro, al via gli interrogatori di garanzia per i referenti di Forza Nuova

Il gip ha autorizzato con decreto gli indagati a recarsi in udienza all’interno del Tribunale di Viale Argento, liberi e senza scorta seguendo la via più breve e senza soste intermedie

Si terrà lunedì prossimo l’interrogatorio di garanzia per i tre indagati accusati di aver aggredito un cittadino marocchino a Catanzaro per motivi di discriminazione razziale e destinatari di una misura cautelare agli arresti domiciliari vergata dal gip Gilda Danila Romano su richiesta della Procura (LEGGI). Accompagnati dagli avvocati difensori Maurizio Giacobbe, Antonio Ludovico, Alessio Spadafora e Antonio Sgromo, i referenti regionale, provinciale e cittadino del movimento politico Forza Nuova Carmelo La Face, Giuseppe Sestito e Giuseppe Mumoli, davanti al giudice per le indagini preliminari, firmatario del provvedimento, potranno fornire la loro versione dei fatti o avvalersi della facoltà di non rispondere.

Il gip ha autorizzato con decreto gli indagati a recarsi in udienza all’interno del Tribunale di Viale Argento, liberi e senza scorta seguendo la via più breve e senza soste intermedie, comunicando l’orario di partenza e rientro alla polizia giudiziaria deputata ai controlli.

Pugni al volto e sul corpo

Secondo le ipotesi di accusa, i tre, il 6 marzo scorso avrebbero aggredito un cittadino straniero, che si trovava a passare casualmente nel luogo in cui gli stessi indagati stavano affiggendo uno striscione riportante la scritta “Maranza, a Catanzaro su caci ‘nta panza”. In particolare l’uomo, appellato proprio con il termine discriminatorio “Maranza”, sarebbe stato preso a calci in faccia e sul corpo da Mumoli fino a farlo cadere a terra, insieme a Sestito lo avrebbero accerchiato continuando a sferrare pugni. Il marocchino avrebbe poi  tentato la fuga e i tre lo avrebbero inseguito per le vie della città di Catanzaro, prima a piedi e poi a bordo di un’auto, una caccia all’uomo terminata solo quando la vittima avrebbe chiesto aiuto ai militari dell’esercito a  piazza Matteotti. E’ stata la vittima a denunciare in Questura la brutale aggressione che ha consentito alla Procura di chiudere il cerchio sui tre indagati, identificati attraverso i filmati delle telecamere di video sorveglianza presenti nella vie cittadine, chiedendo e ottenendo gli arresti domiciliari (LEGGI). 

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