E’ considerato al vertice di un’associazione per delinquere transnazionale specializzata nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un cittadino di nazionalità irachena, è stato estradato in Italia dagli Emirati Arabi Uniti dopo che era sfuggito alla cattura nel maggio 2023, quando la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro aveva sgominato l’organizzazione con l’operazione denominata “Karonte“, che aveva portato all’arresto di ventinove persone.
L’iracheno è stato individuato dai poliziotti della Questura di Crotone in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e le autorità emiratine. Al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino, gli agenti della Questura di Crotone, del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e dell’Ufficio Polizia di Frontiera Scalo Aereo di Fiumicino, gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Catanzaro su richiesta della DDA.
Il ruolo apicale e l’organizzazione in cellule
L’uomo è indagato come promotore e vertice della cellula turca dell’associazione a delinquere, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e riciclaggio di denaro. L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Crotone e dal Servizio Centrale Operativo, con il supporto in mare degli uomini della Capitaneria di Porto, aveva preso le mosse dai frequenti sbarchi di imbarcazioni condotte quasi sempre da scafisti di nazionalità ucraina o dell’area dell’ex Unione Sovietica, registrati a partire dal 2018 nella provincia di Crotone.
Le investigazioni hanno delineato il ruolo apicale dell’iracheno nell’organizzazione, che risultava strutturata in cellule operative dislocate tra Italia, Grecia e Turchia, ognuna con compiti specifici e l’obiettivo comune di far giungere i migranti sulle coste del Sud Italia e della Sicilia.
La rotta del traffico e il riciclaggio
Il viaggio della speranza partiva dalla Turchia, dove i componenti della cellula turca, guidata dall’arrestato, fornivano le informazioni di viaggio, stabilivano la cifra da pagare e conducevano i migranti a Salonicco. Da lì, la cellula greca li accompagnava ad Atene e poi a Patrasso, punto di raccolta dove gli skipper a bordo di barche a vela attendevano il momento più propizio per la traversata.
L’iracheno era il fulcro della gestione finanziaria: aveva il compito di gestire il flusso di denaro versato dai migranti, movimentato attraverso i sistemi Money Transfer e Hawala tramite varie agenzie con sede in Turchia. Molti migranti lo hanno riconosciuto, ritenendolo un uomo di potere, titolare delle agenzie di viaggio presso cui venivano effettuati i pagamenti per le traversate illegali verso lo Stato italiano. L’uomo dovrà rispondere dei reati contestati a seguito dell’operazione, la cui prosecuzione ha consentito di completare il quadro accusatorio contro il vertice dell’organizzazione criminale.
Alla sbarra con altre 28 persone
E’ attualmente pendente presso il tribunale di Catanzaro il processo a carico di 28 persone. Alla sbarra tutti cittadini stranieri provenienti da Iraq, Tunisia e Marocco che avrebbero fatto parte delle diverse cellule sulle quali era basata l’organizzazione, sparse tra Italia, Grecia e Turchia.