27 Ottobre 2025
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Il boss di Gioia Tauro Pino Piromalli lascia la cella: ricoverato nel centro clinico del carcere di Opera

Il capo storico della ’ndrangheta di Gioia Tauro, coinvolto nell’inchiesta “Res Tauro”, è stato trasferito nel reparto sanitario per il peggioramento delle sue condizioni di salute

Giuseppe “Pino” Piromalli, storico capo della cosca di Gioia Tauro, è stato ricoverato al centro clinico del penitenziario di Milano Opera. Il trasferimento, avvenuto all’inizio della scorsa settimana, sarebbe stato disposto – come riporta la Gazzetta del Sud – a seguito del peggioramento delle condizioni di salute dell’anziano boss, oggi ottantenne.

Piromalli si trova in carcere dal 23 settembre scorso, quando fu arrestato nell’ambito dell’operazione “Res Tauro”, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta dai Carabinieri del Comando provinciale. L’inchiesta ha decapitato il presunto triunvirato che, secondo gli inquirenti, avrebbe guidato la potente famiglia di ’ndrangheta radicata nella città del porto.

Dalla scarcerazione al ritorno al vertice della cosca

Scarcerato nel 2021 dopo 22 anni di detenzione al regime del 41 bis, Pino Piromalli era tornato nella sua Gioia Tauro. Un rientro che, secondo gli investigatori, aveva segnato anche il ritorno al comando del clan, con frizioni interne e contrasti familiari.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i rapporti tra il patriarca e il nipote Gioacchino Piromalli (classe 1969) si sarebbero fatti sempre più tesi. Al centro dei dissidi, la gestione degli affari durante gli anni di detenzione e la ripartizione dei proventi illeciti, che – secondo quanto emerge dagli atti – avrebbe penalizzato il nucleo diretto del boss.

“Res Tauro”: la restaurazione del potere

Il nome dell’operazione, “Res Tauro”, sintetizza efficacemente la “restaurazione” imposta da Piromalli nella cosca e nel territorio di Gioia Tauro. Dalle estorsioni ai rapporti con gli altri clan della Piana, fino al controllo sugli imprenditori locali, tutto sarebbe dovuto passare attraverso la sua approvazione.

Le prove principali a carico dell’ottantenne derivano dalle microspie installate nella sua abitazione di via Monacelli e nelle auto dei collaboratori più fidati. Le conversazioni intercettate, molte delle quali avvenute con la moglie – non coinvolta nell’operazione “Res Tauro” ma ai domiciliari per l’inchiesta “Hybris” – avrebbero permesso agli inquirenti di ricostruire nel dettaglio le attività del clan durante i quattro anni di libertà.

Difesa pronta al ricorso: la salute al centro dell’istanza

Gli avvocati Francesco Nizzari e Domenico Infantino, legali di Piromalli, starebbero preparando un ricorso al Tribunale della libertà. Al centro della strategia difensiva ci sarebbe il grave stato di salute dell’imputato, che potrebbe essere uno dei punti chiave dell’istanza.

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