Cuturello: “Sì, ero sul luogo del delitto, ma due ore dopo”
“Sì, il giorno 4 settembre, quando Antonio Bellocco fu barbaramente ucciso da Andrea Beretta, sono andato sul luogo del delitto con Marco Ferdico, ma solo due ore dopo il fatto, alle 20:45″. Lo dichiara Alfonso Cuturello, legato alla famiglia Mancuso, al capo ultrà Ferdico e ad ambienti del tifo organizzato rossonero, intervistato da Klaus Davi.
Chi è Alfonso Cuturello
Figlio di Roberto Cuturello e Maria Rizzo, nipote della defunta Romana Mancuso, Giovanni Rizzo e Peppe “’Mbrogghia” Mancuso, Alfonso, 36 anni, conferma:
“Ci sono andato con Marco Ferdico. Perché ero amico di Antonio Bellocco.
Andrea Beretta e Daniele “Bellebuono” D’Alessandro non so neanche chi siano, mai visti in vita mia. Vi sfido a provare il contrario”.
“Non c’entro nulla con l’omicidio”
“Non so nemmeno come parlano. Se leggete l’interrogatorio di Beretta, dice “Chi è Cuturello?”. Perché sono un Mancuso, perché sono parenti miei… Ma ognuno ha la sua vita. Chi sbaglia, paga, sempre”.
“Perché non posso giocare a calcetto?”
“Io non posso giocare a calcetto? Ma c’era Antonio Bellocco… Se gioco con un cantante, allora è con la ’Ndrangheta? Se gioco con Totò Bellocco, idem? Fatemi una lista di quelli con cui posso giocare”.
“La sera prima stavamo insieme”
“Quella partita di calcetto l’abbiamo rimandata di 10 giorni. Ma quella sera siamo stati insieme. Antonio per me era un grande amico“.
“Quando sono arrivato, Ferdico era già lì”
“Sul luogo del delitto ho trovato Marco Ferdico, già presente. È stato lui a raccontarmi tutto. L’ho conosciuto tramite Totò Bellocco, non conoscevo nessun altro”.
“Beretta si doveva pentire prima”
“Il pentimento di Andrea Beretta? Si doveva pentire prima, non dopo aver ammazzato un padre di famiglia. Questo è il mio parere”.
“Perché mi ritrovo in mezzo a queste cose?”
Alla domanda di Klaus Davi: “Tu non avevi sentore?”, Cuturello risponde:
“Ci siamo visti poche volte, due partite di calcetto. La prima persa 19-0. Ci piaceva il pallone. Perché mi ritrovo in queste cose?”.
“Ho paura a tornare in Calabria”
“Ho paura a tornare in Calabria, perché qualsiasi mio gesto viene letto male. Se sto a Milano sbaglio, se torno in Calabria pure”.
“Io tifo Milan, non sono mai stato in curva”
“Luca Lucci e suo fratello non li ho mai visti. Tifo Milan, è la mia passione. Se questo è reato, allora condannatemi”.
“Non mi dissocio dalla mia famiglia”
“Non prendo le distanze dai miei parenti. Chi sbaglia paga, anche io ho pagato. Vale per tutti, non solo per i Mancuso”.
“Chi crede nella ’Ndrangheta è un demente”
“Non sono un referente. Se volevo comandare, facevo politica, non il cretino. Chi crede nella ’Ndrangheta, nel 2025, è un demente“.