18 Agosto 2025
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Calabria

Notte di follia a Serra, sgominata la “banda” che terrorizzava le feste private: chi sono i sette giovani arrestati (NOMI)

Hanno tra i 18 e i 28 anni, per il gip sarebbero "spregiudicati", "pericolosi" "capaci di intimidire una comunità intera". Incastrati da video, audio e testimonianze delle vittime del pestaggio: “Se ci fai pagare, facciamo un mattatoio"

“Se mi fai pagare, poi succede un mattatoio come tutti gli anni… se invece non ci fai pagare, noi stiamo belli ordinati”. È bastato un vocale WhatsApp di pochi secondi, recapitato il 20 dicembre scorso, per trasformare la notte dell’Epifania in un inferno di violenza. Teatro della spedizione punitiva: un locale di Serra San Bruno, entroterra vibonese. Il cuore dell’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Vibo Francesca Loffredo è tutto qui ed è uno dei passaggi cruciali dell’inchiesta condotta dalla Procura guidata da Camillo Falvo che ha portato al blitz della Polizia messo a segno all’alba di ieri con l’arresto di sette giovani tra i 18 e 28 anni.

Secondo gli inquirenti, quel messaggio non era solo un avvertimento. Era l’inizio di una escalation criminale culminata in un’aggressione feroce, una scia di lesioni, minacce, danneggiamenti ricostruita minuziosamente dagli investigatori della Squadra Mobile di Vibo e del Commissariato di Serra San Bruno con la supervisione del questore Rodolfo Ruperti.

Chi sono i sette arrestati

Sette i giovani finiti in custodia cautelare in carcere, accusati a vario titolo di estorsione aggravata, violenza di gruppo, danneggiamenti, minacce gravi e lesioni personali. Tutti – secondo il gip Francesca Loffredo – legati da un vincolo forte: quello di essere “una banda coesa che si muove come un gruppo criminale, capace di incutere timore nella popolazione” e di trasformare le feste locali in un palcoscenico di prevaricazione. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata nei confronti di: Bruno Vallelunga, 18 anni, di Serra San Bruno; Domenico Mazza, 21 anni, di Serra San Bruno; Nazzareno Randò, 20 anni, di Serra San Bruno; Giuseppe Tassone, 22 anni, di Serra San Bruno; Antonio Crispo, 22 anni, di Serra San Bruno; Nazzareno Randò, 28 anni, di Spadola; Marco Randò, 25 anni, di Spadola.

I video e i file audio in mano agli investigatori

Le immagini della videosorveglianza, i file audio consegnati dall’organizzatore dell’evento e le testimonianze delle vittime compongono un mosaico inquietante: calci, pugni, volti insanguinati, minacce sibilate tra la folla, un ragazzo colpito alla testa e spinto verso un forno acceso. Un altro trattenuto per le braccia mentre veniva massacrato. E, secondo quanto emerge dagli atti, il presunto capo della banda, Bruno Vallelunga, avrebbe rincarato la dose: “Ti sparo. Sei un figlio di puttana. Serra è mia”.

Per gli inquirenti, non si sarebbe trattato di una prima volta e quanto accaduto non sarebbe un caso isolato. “Come tutti gli anni”, dice Vallelunga nella sua voce registrata. “Se non ci fate entrare gratis, succede il solito mattatoio”. Parole che per il giudice rappresentano la cifra di un metodo, non solo un’estemporanea esplosione di violenza: la pretesa sistematica di partecipare a feste ed eventi locali senza pagare nulla, col terrore come lasciapassare. Per Procura guidata da Camillo Falvo dietro quei volti giovani ci sarebbe un modello criminale che va interrotto subito: “Gli indagati si percepiscono e si presentano come padroni del territorio. A Serra – si legge nell’ordinanza – comandano loro”.

La festa dell’Epifania trasformata in un mattatoio

La sera del 5 gennaio, nel locale di Serra San Bruno preso di mira, si svolgeva una festa organizzata da un’associazione. Intorno alle 3:30 del mattino, un gruppo di ragazzi – tutti non tesserati, quindi non autorizzati all’ingresso – fa irruzione nella zona riservata allo staff. Lì scoppia il finimondo. Calci, pugni, spintoni. Le telecamere riprendono e parte dei filmanti finisce agli atti dell’inchiesta.

Le dichiarazioni delle vittime

I dipendenti aggrediti hanno raccontato di essere stati colpiti con inaudita violenza, alcuni mentre erano in posizione prona, uno mentre cercava di raccogliere gli occhiali caduti a terra. Le lesioni sono state documentate da referti medici: frattura del setto nasale, contusioni, traumi cranici e vertebrali. Uno di loro è stato spinto con la testa verso un forno acceso, colpito con calci alla testa e insultato pesantemente; un altro ha ricevuto pugni e calci alla schiena e al volto, ed è stato poi trattenuto mentre gli altri continuavano a colpirlo; un terzo è stato scaraventato a terra e colpito mentre cercava di rialzarsi, con minacce esplicite come “ti ammazziamo”, “Serra è nostra”. Uno degli indagati gli avrebbe detto: “Vieni fuori che ti faccio vedere io, ti continuo a picchiare come prima” .

Il referente dell’associazione organizzatrice ha dichiarato di aver ricevuto le minacce giorni prima della festa e di non aver reagito per timore di ritorsioni. Ha prodotto anche i file audio ricevuti su WhatsApp come prova e spiegato che, per evitare guai, aveva accettato la presenza dei ragazzi senza biglietto.

Il tentativo di comprare il silenzio

Secondo quanto raccolto dagli investigatori e messo nero su bianco nell’ordinanza, la famiglia Vallelunga avrebbe proposto a una delle vittime una transazione da 40mila euro, poi aumentata a 50mila, per indurlo alla remissione delle querele. L’offerta è stata formalmente rigettata. Per il gip questo fatto è sintomatico del pericolo di inquinamento probatorio e ha giustificato l’adozione della misura più grave.

“Banda pericolosa, spregiudicata, pronta a colpire ancora”

Per il gip Loffredo, i sette indagati sono parte di una struttura che si percepisce come padrona del territorio, agisce con metodo sistematico e è pronta a commettere nuovi reati. Alla luce della gravità dei fatti, del rischio di reiterazione, e della personalità criminale emersa dagli atti, l’unica misura adeguata a contenere il pericolo è stata ritenuta la custodia cautelare in carcere. Tutti gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva. Le accuse mosse dalla Procura e contenute nell’ordinanza sono ora al vaglio della magistratura. Con l’esecuzione degli arresti, si apre ora la fase del contraddittorio. I sette indagati, attualmente detenuti in carcere, saranno interrogati nelle prossime ore dal giudice per le indagini preliminari assistiti dai rispettivi avvocati difensori.

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