27 Agosto 2025
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La mappa geografica della ‘ndrangheta a Catanzaro e provincia: clan dediti al narcotraffico e all’imprenditoria

La Dia nella relazione annuale riferita al 2024 traccia un bilancio delle operazioni antimafia e dei sequestri effettuati dalla Forze di Polizia

Tutte le province calabresi registrano indistintamente una marcata presenza di strutture ‘ndranghetistiche la cui portata criminale assume connotazioni specifiche in base ai contesti socio-geografici. Il modus operandi delle famiglie di ‘ndrangheta si diversifica a seconda dell’area di riferimento: in zone con forte sofferenza economica le cosche opererebbero prevalentemente nel narcotraffico, altrove, tende a prevalere la loro vocazione imprenditoriale.

La mappa geografica della ‘ndrangheta a Catanzaro

Nella relazione annuale riferita al 2024 la Dia delinea la mappatura criminale nella città di Catanzaro, che non si differenzia rispetto a quella dell’anno precedente, aggiornando in parte i blitz che hanno portato ad arresti e perquisizioni. Descrive i clan “storici, rappresentati” dai Gaglianesi nell’area nord, dal gruppo insistente nel quartiere Lido collegato alle cosche cutresi dei Grande Aracri e degli Arena, e dal clan degli zingari attivi prevalentemente nei quartieri Pistoia, Corvo, Aranceto, Germaneto e Catanzaro Lido. Quest’ultimi fanno capo alle famiglie Abbruzzese-Bevilacqua-Passalacqua-Berlingieri, per lo più dediti allo spaccio di stupefacenti, al racket delle estorsioni e ai furti di auto.  

Il bilancio dei blitz antimafia

La Dia traccia il bilancio di una serie di operazioni. Il 15 gennaio 2024, la Polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione “Secreta Collis”, ha eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 20 persone, indagati, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio, nonché di associazione finalizzata al traffico di armi aggravata dalle finalità mafiose. L’inchiesta ha consentito di documentare l’operatività di due distinte organizzazioni criminali in collegamento con articolazioni di ‘ndrangheta attive anche fuori provincia, di cui una operante nel narcotraffico e l’altra dedita al traffico di armi. Entrambe riconducibili a persone stanziate prevalentemente nella zona nord della città di Catanzaro. Sono stati ricostruiti i ruoli dei singoli associati, i vari ambiti di operatività e, contestualmente, è stata riscontrata la disponibilità di armi da guerra e comuni, fra le quali diverse pistole, fucili, mitragliatori e kalashnikov nonché oltre 7mila munizioni, con il sequestro di circa 33 kg di stupefacenti tra marijuana e hashish nascosti in bidoni sotterrati in un’area extraurbana della città. 

I presunti sodalizi nel carcere di Catanzaro

Dopo un mese, i carabinieri e la Polizia penitenziaria, nel blitz “Open Gates”, hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 36 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, istigazione alla corruzione, procurata evasione, falso, truffa ai danni dello Stato, accesso abusivo a sistemi informatici ed altro.
L’indagine ha consentito di accertare l’esistenza di 2 sodalizi dediti allo spaccio di stupefacenti all’interno del carcere di Catanzaro e all’introduzione e successiva vendita di cellulari e simcard nel medesimo istituto penitenziario. Nel medesimo contesto investigativo è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di carte prepagate intestate agli indagati, nonché di una rivendita di tabacchi e di un negozio di telefonia siti a Cosenza, entrambi gestiti da un imprenditore organico al sodalizio criminale e sequestrati tra l’altro 29 mila euro in contanti. 

La ‘ndrangheta nel territorio di Lamezia

Nel territorio di Lamezia Terme e, in particolare, in quello di Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia, risulterebbe attiva la cosca Iannazzo- Cannizzaro-Daponte. Il 6 febbraio 2024,  con il blitz “Arengo”, i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 indagati ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dalla disponibilità di armi. L’inchiesta ha consentito di documentare l’esistenza di un’organizzazione attiva nelle aree di Lamezia Terme, Curinga, Pianopoli, Feroleto Antico e Serrastretta, ricostruendo la capillare attività di spaccio al dettaglio ed individuando una coltivazione di oltre 300 piante di cannabis indica a Curinga. Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a sequestro 14 kg di marijuana, diverse armi clandestine, scanner per la rilevazione di microspie e la somma di 25 mila euro in contanti. 

La cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri sarebbe operativa nell’area di Nicastro, in contrapposizione ai Giampà e ai Notarianni-Cappello-Arcieri, attivi nello stesso Comune.
Nella limitrofa area del litorale costiero (Nocera Terinese e Falerna) operativo il clan Bagalà.
Nella zona dell’altopiano del Reventino opererebbero la famiglia Scalise, attiva nei Comuni di Soveria Mannelli e Decollatura, e la famiglia Mezzatesta nei Comuni di Platania e Serrastretta,
sorte in seguito alla scissione interna di un sodalizio originariamente noto come “Gruppo storico della Montagna”.

Il dominio nella Presila Catanzarese

La mappatura criminale del versante ionico della Provincia vede la presenza del gruppo “Cani della Montagna”, al cui interno la famiglia Pane risulta attiva specialmente nell’area di Sersale e di Belcastro. I Trapasso e i Mannolo-Zoffreo-Falcone di San Leonardo di Cutro (KR) eserciterebbero la loro influenza anche nell’area del Comune di Catanzaro nonché in quella di Sellia, Botricello, Cropani, mentre nella zona nota come “Presila Catanzarese” e, nello specifico, nei Comuni di Petronà, Cerva e Andali sarebbero presenti i Carpino e i Bubbo. A Cropani Marina i Tropea-Talarico, mentre la famiglia Catarisano è operativa prevalentemente nei Comuni ionici di Borgia, Girifalco, Roccelletta di Borgia e Cortale.  A Vallefiorita, Amaroni e Squillace invece la famiglia Bruno. 

Le cosche Bruno e Catarisano

Il 22 febbraio 2024, i carabinieri, con l’operazione “Scolacium”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 21 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico e detenzione illecita di stupefacenti, estorsione, ricettazione, lesioni, sequestro di persona, furto in abitazione e danneggiamento seguito da incendio. L’indagine ha consentito di documentare l’operatività criminale delle cosche Bruno e Catarisano delineandone gli organigrammi ed evidenziando come questi operassero dapprima sotto l’influenza degli Arena di Isola di Capo Rizzuto (KR) e, successivamente, sotto quella dei Grande Aracri di Cutro (KR). Gli approfondimenti investigativi espletati hanno permesso di ricondurre alla cosca Bruno diversi episodi incendiari, tra cui quello ai danni di uno stabilimento balneare nel 2017, un atto intimidatorio a un ristorante sul lungomare di Squillace e una serie di furti in abitazione, commessi, tra l’altro, ai danni dei familiari di un collaboratore di giustizia. Alla cosca Catarisano, invece, è stato ricondotto l’incendio di un escavatore avvenuto a Borgia nel 2017, nonché gli atti intimidatori ai danni dei responsabili di un supermercato e di vari cantieri edili di Borgia e di un’azienda di Girifalco. E’ anche emersa una sorta di conflittualità tra le due consorterie scaturita per il controllo dell’attività estorsiva nel territorio. 

Il traffico di droga

Il 2 maggio 2024, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per 8 indagati accusati di aver costituito un’organizzazione criminale dedita al traffico di marijuana, cocaina ed eroina operativa nei territori di Girifalco, Amaroni e Borgia. La famiglia Carpino ed il gruppo dei Cervesi, operante nel comune di Cerva, risulterebbero legati a quello dei Coco-Trovato di Marcedusa (CZ) che nel tempo ha esteso i propri interessi anche in provincia di Lecco.

Lo scioglimento del Comune di Cerva

All’esito dell’operazione “Karphantos” il Presidente della Repubblica ha disposto lo scioglimento del Consiglio Comunale di Cerva per l’ingerenza della criminalità organizzata in grado di compromettere la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento ed il funzionamento dei servizi. 

Il sequestro di un milione di euro ad un imprenditore catanzarese

Il 15 marzo 2024, la Dia ha dato esecuzione ad un decreto di confisca, divenuto definitivo dopo il vaglio della Suprema Corte di Cassazione, nei confronti di un imprenditore catanzarese ritenuto contiguo alle cosche attive nei Comuni di Vallefiorita, Amaroni e Squillace. Tra i beni confiscati figurano l’intero compendio aziendale di 2 società attive nei settori della ristorazione e della tinteggiatura e posa in opera di vetri, un’associazione culturale, 10 immobili, un motociclo, una autovettura, nonché rapporti bancari e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato di oltre 1 milione di euro.

Le cosche attive a Soverato e nell’hinterland

A Soverato, Santa Caterina dello Jonio, Badolato, Isca sullo Jonio, Sant’Andrea, San Sostene e Davoli, oltre che nel capoluogo, opererebbe la cosca dei Gallace-Gallelli-Mongiardo, originaria di Guardavalle.
E’ del 21 giugno 2024, l’esecuzione da parte della Dia di un decreto di confisca nei confronti degli eredi di un indagato ritenuto “vicino” ai Gallace di Guardavalle (CZ) ucciso in San Vittore Olona (MI) nel luglio 2008. Nei Comuni di Davoli, Satriano e San Sostene regnano i Procopio-Sia-Tripodi. Nell’area delle Preserre e, specificamente nei comuni di Chiaravalle, Cardinale e Torre di Ruggiero attiva la cosca Iozzo- Chiefari.
Il 22 febbraio 2024, la Dia e la Guardia di finanza hanno dato esecuzione al sequestrodei beni riconducibili a due indagati ritenuti contigui alle famiglie Iozzo-Chiefari. La misura cautelare ha riguardato 1 bar, 2 complessi aziendali attivi nel settore delle costruzioni, 25 fabbricati, 85 terreni per un totale di oltre 120 ettari, 16 macchine agricole, 1 autoveicolo, per un valore complessivo di oltre 2,5 milioni di euro. Il successivo 13 maggio 2024, sempre la DIA ha eseguito un ulteriore provvedimento di sequestro che ha esteso la misura ablatoria anche ad un immobile del valore di 160 mila euro. 

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