SkyECC per non farsi intercettare, box auto e distributori di carburante per nascondere la merce, armi cariche per proteggere affari da milioni di euro. È la fotografia scattata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia su quella che descrivono come una vera e propria associazione per delinquere armata e gerarchizzata, con epicentro tra Milano e Monza, ramificazioni in Calabria e legami operativi fino in Spagna.
Adesso il quadro è definito: il gip del Tribunale di Milano ha disposto il giudizio immediato Antonio Callipari, 32 anni di Locri; Massimiliano Crocco, 48 anni di Cosenza; Francesco Orazio Desiderato, 51 anni di Vibo Valentia; Alessandro Martone, 46 anni di Milano; Franco Santimone, 50 anni di Milano; Pietro Valente, 38 anni di Carate Brianza. Saverio Lo Mastro 62 anni di San Gregorio d’Ippona; Claudio Agostino Romeo, 53 anni di Milano. Non servirà passare dall’udienza preliminare: secondo il giudice, gli elementi raccolti sono sufficientemente solidi per portare subito gli imputati a processo.
L’operazione antidroga
Nello scorso mese di febbraio Polizia di Stato e i Carabinieri, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Milano, avevano eseguito 12 arresti e 17 fermi nell’ambito di un’operazione contro il traffico internazionale di droga, il riciclaggio e altri reati finanziari. L’indagine ha portato alla luce il coinvolgimento del clan Mancuso di Limbadi, che reinvestiva i proventi illeciti in attività legali. A vario titolo le accuse nei confronti degli indagati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, riciclaggio, usura e reati fiscali. L’operazione ha coinvolto diverse province italiane, tra cui Milano, Monza, Vibo Valentia.
Il doppio filone investigativo
L’inchiesta ha avuto origine da due distinti filoni investigativi, avviati tra il 2021 e il 2023, che hanno permesso di smascherare quattro gruppi criminali convergenti. Il primo filone, condotto dalla Squadra Mobile di Lecco e di Como, ha portato alla luce una rete di narcotraffico con base in Lombardia, che importava grandi quantitativi di droga dalla Spagna e da altri paesi europei per rifornire il mercato italiano. Il volume del traffico si aggirava intorno a una tonnellata di stupefacenti al mese. Il secondo filone investigativo, avviato dai Carabinieri di Milano, ha avuto inizio con l’arresto in Perù di un trafficante diretto a Milano con oltre 2 kg di cocaina.
Il nipote del boss Antonio Mancuso
Questa indagine ha permesso di ricostruire il ruolo di Francesco Orazio Desiderato, nipote del capocosca di Limbadi Antonio Mancuso, calabrese di origine, milanese d’adozione. Per gli inquirenti il suo nome è tra i più importanti del narcotraffico e secondo l’accusa reinvestiva i proventi della droga in società fittizie operanti in Lombardia e Calabria. In questa inchiesta Desiderato è indicato come il vertice e coordinatore delle operazioni condotte dal presunto gruppo criminale capace di movimentare oltre 80 chili di cocaina; 162 chili di hashish; 20 chili di marijuana. Un traffico di sostanze stupefacenti organizzato in un arco temporale che va dal 2020 fino almeno al gennaio 2024. La droga veniva nascosta in box auto, distributori di carburanti e demolitori, mentre gli incontri operativi avvenivano in luoghi isolati, con l’utilizzo di strumenti di videosorveglianza illegale o comunicazioni criptate per prevenire controlli o tradimenti.
I ruoli nel presunto clan
Se per gli inquirenti Desiderato era il vertice, Romeo fungeva da intermediario e gestore della logistica; Crocco avrebbe gestito le piazze di spaccio sul territorio, Martone avrebbe rivestito il ruolo di custode della droga mentre Callipari sarebbe stato fornitore di cocaina, con contatti diretti esteri.
Le altre accuse: armi e riciclaggio
Non solo droga: a corredo delle accuse principali, ci sono anche armi da fuoco, riciclaggio su vasta scala, autoriciclaggio e frode fiscale attraverso un fitto giro di società cartiere e fatture false. Nel corso delle indagini, infatti, le forze dell’ordine hanno sequestrato armi, conti correnti e strumenti utili al riciclaggio dei proventi illeciti. Un fiume di denaro che, secondo gli inquirenti, veniva ripulito usando una rete di imprese fantasma, con intestazioni fittizie e documentazione falsificata.
Gli imputati principali rispondono a vario titolo della violazione dell’articolo 74 del D.P.R. 309/90, che punisce l’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. A questa imputazione si aggiungono: decine di singoli episodi di cessione e trasporto di stupefacenti; detenzione illegale di armi, riciclaggio e autoriciclaggio; emissione di fatture false.
Diritto alla difesa
Con il decreto di giudizio immediato, gli imputati saranno chiamati a rispondere davanti al Tribunale di Milano senza passare dall’udienza preliminare, come previsto nei casi in cui la prova apparente raccolta dalle indagini risulti evidente.
Le difese, come da prassi, potranno valutare la richiesta di riti alternativi per beneficiare di eventuali sconti di pena. Intanto, la Procura milanese consolida un’inchiesta che – almeno dalle contestazioni – fotografa una delle più articolate organizzazioni criminali dedite al traffico internazionale di stupefacenti emerse negli ultimi anni nel Nord Italia. Ipotesi accusatoria che proverà a smontare il collegio difensivo formato dagli avvocati Francesco Capria, Giuseppe Iemma, Davide Barillà, Paola Verga, Beatrice Saldarini, Patrizio Nicolò, Claudia Michela, Marco Bonucci, Chiara Zanotti, Adriana Fiormonti. La prima udienza è fissata per il giorno 11 giugno 2025, alle ore 9:30, davanti alla Sezione Ottava del Tribunale di Milano, in composizione collegiale.