Quando si parla di giustizia, i numeri contano più delle opinioni. Nei giorni scorsi, Il Foglio ha pubblicato un articolo secondo cui tra il 2018 e il 2024 la Calabria avrebbe assorbito il 35% della spesa nazionale per ingiuste detenzioni, con un costo per lo Stato di 78 milioni di euro per risarcire le vittime di errori giudiziari. L’accusa implicita è chiara: i magistrati calabresi abusano delle misure cautelari, soprattutto nelle maxi-inchieste antimafia. Ma questa narrazione regge alla prova dei numeri? La risposta è no.
I dati ufficiali del Ministero della Giustizia dipingono un quadro molto diverso: la Calabria non spende più della media nazionale per distretto giudiziario e la magistratura non commette errori in misura sproporzionata. Anzi, i dati smentiscono clamorosamente l’idea di una magistratura fuori controllo. Il tentativo di far passare Gratteri e i pm della Dda di Catanzaro come dei pazzi scalmanati, manettari e giustizialisti non regge all’analisi dei numeri ufficiali riportati nelle 47 pagine della relazione trasmessa al Parlamento.
Il peso dei maxiprocessi e la delegittimazione dei magistrati antimafia
Di fronte a un attacco senza precedenti alle organizzazioni mafiose calabresi, il distretto giudiziario di Catanzaro si trova oggi al centro di un acceso dibattito. Da un lato, il peso schiacciante delle operazioni coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, guidata da Gratteri fino al 2023, retta da Capomolla per tutto il 2024 e ora diretta da Curcio, con centinaia di misure cautelari, maxiprocessi e un tasso di condanne che sfiora il 90%. Dall’altro, le accuse – assai strumentali e spesso pretestuose – di un uso eccessivo della carcerazione preventiva, corroborate dai 101 casi di ingiusta detenzione riconosciuti nel 2024. Ma è davvero Catanzaro l’epicentro degli errori giudiziari in Italia? I numeri raccontano un’altra storia.
Dal 2018 al 2024, nel distretto giudiziario di Catanzaro sono state emesse migliaia di misure cautelari, molte delle quali nell’ambito di operazioni colossali contro la ’ndrangheta. E i risultati parlano chiaro: nove volte su dieci, chi viene arrestato finisce condannato. Eppure, il dibattito si è spostato altrove. Non sulla straordinaria efficacia di questa azione repressiva, ma sui casi di detenzione ingiusta. Un tema reale, che merita attenzione, ma che va letto nel giusto contesto.
Se si guardano i dati nazionali, Catanzaro non è un’eccezione: nel 2024, tra i distretti con il maggior numero di errori giudiziari troviamo Napoli, Reggio Calabria, Roma e Palermo, tutti territori ad alta densità mafiosa. Segno evidente che non si tratta di un problema locale, né tantomeno di un “eccesso di giustizialismo” calabrese. Questa operazione di delegittimazione, condotta a colpi di titoli scandalistici e narrazioni distorte, sembra rispondere a un copione già visto. Si attaccano i magistrati che colpiscono più duramente la criminalità organizzata, con l’obiettivo di gettare ombre sul loro operato e creare il sospetto di un uso improprio della giustizia.
Catanzaro e Reggio i distretti con più indagini e maxiprocessi
I dati del Ministero confermano che Catanzaro e Reggio Calabria sono tra i distretti giudiziari con il maggior numero di procedimenti legati alla criminalità organizzata: nel solo 2024 sono 198 i procedimenti definiti a Catanzaro (tra i più alti in Italia) mentre altri 147 si sono registrati a Reggio Calabria. Napoli e Roma, pur avendo popolazioni molto più grandi, hanno numeri simili. Questo dimostra che le Dda calabresi non stanno gonfiando i numeri, ma operano in un contesto ad alta densità criminale. Il Foglio suggerisce che la Calabria sia un’eccezione, ma i numeri mostrano che il Sud ha una percentuale di misure cautelari perfettamente in linea con la sua popolazione e il livello di criminalità organizzata presente sul territorio. La distribuzione delle misure cautelari nel 2024 per area geografica è la seguente: Nord Italia 40,9%; Centro Italia: 21%; Sud Italia: 26,4%; Isole: 11,7%. Conclusione? La Calabria non è un’eccezione.
La percentuale di assoluzioni è nella media nazionale
C’è chi insinua che le operazioni nel distretto giudiziario di Catanzaro portino a troppe assoluzioni. Ma i numeri dicono altro. Quasi il 90% delle misure cautelari si conclude con una condanna (anche se non sempre definitiva), mentre circa il 10% delle misure si tramuta in assoluzione o proscioglimento. Lo dice il Ministero della Giustizia.
L’analisi dei procedimenti definiti in Calabria dal 2018 al 2024 mostra questo prospetto: condanne definitive senza sospensione condizionale della pena 9.972; condanne definitive con sospensione condizionale della pena 3.153; condanne non definitive (primo grado o appello) senza sospensione 18.412; condanne non definitive con sospensione: 3.040; assoluzioni definitive 831; assoluzioni non definitive 1.808. Fate voi le percentuali e avrete il risultato: non c’è alcun abuso sistematico e se circa il 90% degli arrestati viene condannato, significa che i magistrati non arrestano a caso, ma sulla base di indizi solidi. Gli errori esistono e il tasso è in linea con quello nazionale. Come dire: il problema semmai è italiano, non solo calabrese. Di sicuro non esiste un “caso Calabria” nel panorama della giustizia italiana.
I numeri sulle ingiuste detenzioni
Nel 2024, il 77,4% delle riparazioni per ingiusta detenzione è stato concesso per accertata estraneità ai fatti mentre solo il 22,6% è stato concesso per illegittimità della misura cautelare. Cosa significa? La maggior parte delle assoluzioni deriva da processi in cui le prove raccolte all’inizio non sono bastate a reggere l’accusa fino in fondo. Solo 1 caso su 5 è dovuto a una misura cautelare effettivamente errata. 5. I dati ufficiali dimostrano che la spesa per ingiusta detenzione in Calabria è in linea con altre regioni con forte presenza mafiosa: Reggio Calabria 4,54 milioni di euro nel 2024; Catanzaro: 3,98 milioni di euro; Palermo: 4,79 milioni di euro; Roma: 3,49 milioni di euro; Napoli: 3,07 milioni di euro. Non c’è nessuna spesa fuori controllo in Calabria. La spesa è alta perché il livello di criminalità è alto e le indagini sono più complesse.
Allarghiamo il range al 2018-2024. La Calabria ha registrato una spesa complessiva di 78 milioni di euro, con una media annua di circa 11 milioni di euro divisa tra i due distretti principali: Reggio Calabria: circa 7 milioni di euro annui; Catanzaro: circa 4 milioni di euro annui. Questi numeri, se letti in valore assoluto, sembrano alti. Tuttavia, confrontando la spesa media per distretto con il resto d’Italia, emerge un quadro completamente diverso: spesa media nazionale per distretto uguale a 6,86 milioni di euro e spesa media in Calabria per distretto uguale 5,5 milioni di euro. Cosa significa? La Calabria spende il 19,8% in meno della media nazionale per distretto giudiziario. L’idea che sia un’anomalia è falso.
Sempre tra il 2018 e il 2024, in Calabria si sono registrate 2.013 ordinanze di riparazione per ingiusta detenzione, suddivise tra Catanzaro (775 ordinanze) e Reggio Calabria (1.238 ordinanze). Questi numeri sono alti, ma in linea con altri distretti giudiziari con alto impatto della criminalità organizzata come: Napoli (1.115 ordinanze); Palermo (1.135 ordinanze); Roma (1.098 ordinanze). La Calabria non ha numeri anomali rispetto ad altri distretti ad alta densità criminale.
Fact checking: smontata una serie clamorosa di fake news
I dati del Ministero della Giustizia rendono quindi carta straccia l’articolo de Il Foglio, smontandolo punto su punto:
- Fake news 1: “In Calabria si spende molto più della media italiana per errori giudiziari”. ❌ Falso. La spesa media per distretto in Calabria è inferiore del 19,8% rispetto alla media nazionale.
- Fake news 2: “Il 35% della spesa nazionale per ingiuste detenzioni avviene in Calabria”. ❌ Distorcente. Il dato è vero in valore assoluto, ma fuorviante perché la Calabria ha solo due distretti giudiziari su 26.
- Fake news 3: “I magistrati arrestano troppo e male”. ❌ Falso. Il 90% degli arrestati viene condannato, segno che gli indizi sono solidi.
- Fake news 4: “I maxiprocessi antimafia hanno troppi errori”. ❌ Falso. La percentuale di assoluzioni è del 10%, perfettamente in linea con il resto d’Italia.
I numeri contro la propaganda
La relazione del Ministero della Giustizia dice, quindi, che la magistratura calabrese lavora in modo efficace, con tassi di condanna altissimi e percentuali di errore nella norma. Il tentativo di delegittimare il lavoro della Dda e di magistrati come Gratteri è basato su dati distorti, non sulla realtà. Tra l’altro, c’è un errore di fondo nella narrazione di alcuni quotidiani nazionali che perorano la causa ipergarantista discreditando (speriamo in buona fede) l’azione delle Procure antimafia calabresi: fanno credere che ad arrestare le persone siano gli stessi pm. Il codice di procedura penale funziona diversamente: il pubblico ministero, quindi l’organo inquirente, conduce le indagini e chiede la custodia cautelare che viene poi disposta da altra autorità giudiziaria (il gip), previa attenta valutazione. C’è poi anche un Tribunale della Libertà, cui viene eventualmente proposto ricorso, che si pronuncia. Non si può quindi in caso di “errore giudiziario” essere attribuita la colpa solo e soltanto a qualcuno a meno che non sia in atto una campagna di delegittimazione.
Gli errori vanno riconosciuti e riparati, ma non possono essere usati come arma per fermare chi combatte la mafia. La Dda di Catanzaro e quella di Reggio Calabria sono tra le più attive d’Italia nella lotta alla criminalità organizzata. Dal 2018 al 2024, hanno ottenuto tra l’altro più di 2.000 sequestri di beni per un valore superiore a 1,5 miliardi di euro. I soldi sequestrati e confiscati finiscono in un fondo unico giustizia che da solo basterebbe per finanziare una vera riforma della giustizia. Ma questa è un’altra storia.