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Omicidio De Pietro a Piscopio, respinta la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale

La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro conferma l’impianto del primo grado: nessuna nuova prova, resta l’assoluzione per Fiorillo e Battaglia

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La Corte di Assise di Appello di Catanzaro, presieduta dai giudici togati Capitò e Commodaro, ha respinto la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale avanzata dalla Procura generale nel processo per l’omicidio di Giuseppe De Pietro, avvenuto davanti al cimitero di Piscopio.

L’istanza puntava a ribaltare la sentenza di primo grado, che aveva assolto Michele Fiorillo (difeso dall’avvocato Diego Brancia) e Rosario Battaglia (assistito dagli avvocati Salvatore Staiano e Franzè), ritenendo non sussistente la loro responsabilità penale nell’omicidio.

La Procura chiedeva di ascoltare Mantella e acquisire nuovi atti

Nel suo atto di appello, il pubblico ministero aveva chiesto di sentire nuovamente in aula il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, oltre ad acquisire documenti e dichiarazioni di altri soggetti, tra cui il neo-collaboratore Francesco Fortuna. Richieste ritenute necessarie per tentare di trasformare l’assoluzione in condanna in secondo grado, con la stessa Procura generale che aveva già chiesto l’ergastolo in primo grado per tutti gli imputati.

La Corte ha però rigettato ogni richiesta, individuando direttamente la data per la discussione del processo, lasciando quindi intatta la cornice probatoria già esaminata in primo grado.

Riforma Nordio e disparità di trattamento: rigettata anche l’eccezione della difesa

Durante l’udienza, la difesa degli imputati ha chiesto che gli atti venissero trasmessi alla Corte Costituzionale, sollevando una questione di legittimità costituzionale sulla riforma Nordio. In particolare, si è contestata la norma che impedisce al pubblico ministero di appellare le assoluzioni, tranne nei casi di processi per criminalità organizzata, ipotizzando una disparità di trattamento tra imputati.

Ma anche questa richiesta è stata respinta: per i giudici della Corte d’Appello non vi sarebbe alcuna violazione costituzionale, confermando così la prosecuzione del processo sulla base dell’attuale quadro normativo.



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