25 Settembre 2025
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Porto di Tropea sotto la morsa della ‘ndrangheta: confermata l’influenza dei clan sul turismo

Il processo Maestrale, Olimpo e Imperium conferma il controllo della cosca La Rosa sulle attività portuali di Tropea

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Il Porto di Tropea emerge ancora una volta come terreno fertile per l’influenza della ’ndrangheta. Le dinamiche criminali lungo la Costa degli Dei, già emerse con l’operazione Costa Pulita, trovano conferma nel processo Maestrale, Olimpo e Imperium, conclusosi lo scorso marzo con sentenza in rito abbreviato. Tra i condannati figurano Francesco e Antonio La Rosa, vertici della cosca tropeana legata ai Mancuso, e Fernando Lamonica, ristoratore locale, condannato a 12 anni e 4 mesi per concorso esterno ed estorsione.

L’intermediazione di Lamonica

Secondo l’accusa, Lamonica avrebbe agito come intermediario tra il clan La Rosa e Aristide Di Salvo, amministratore della Porto di Tropea Spa. Nel 2019 Di Salvo denunciò un tentativo di estorsione: Lamonica propose di «creare un canale di comunicazione con la criminalità organizzata per evitare ritorsioni», insistendo sulla pericolosità del clan. La richiesta di denaro ammontava a 10 mila euro, da versare in due tranche «facendo finta che stessimo pagando uno stipendio». Dopo il primo pagamento, Di Salvo si rifiutò di corrispondere il saldo e minacciò di rivolgersi al procuratore Gratteri, confermando la credibilità del suo racconto agli occhi del giudice.

Altri episodi confermati

La sentenza evidenzia anche episodi legati all’ormeggio di un gommone e altre tentate estorsioni. Lamonica avrebbe indicato come gestire le pratiche in modo rapido e discreto, restituendo successivamente 3 mila euro inizialmente corrisposti tramite contratto regolare. Il giudice riconosce il ruolo di Lamonica come «prezioso intermediario», sottolineando come la famiglia La Rosa abbia concretamente rafforzato il proprio controllo sull’area portuale.

L’influenza dei clan sul territorio

Dalla sentenza emerge in maniera chiara l’influenza criminale della cosca La Rosa su un’infrastruttura chiave per il turismo e l’economia locale, confermando quanto già denunciato nel corso delle indagini. La presenza mafiosa nel porto evidenzia come il territorio tropeano resti vulnerabile agli interessi della criminalità organizzata.

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