Il pm della distrettuale antimafia di Catanzaro Debora Rizza ha ripercorso gli atti di indagine relativi all’inchiesta della Dda, nome in codice Scolacium, che ha coinvolto presunti appartenenti della duplice cosca Catarisano operativa tra i comuni di Roccelletta di Borgia, Borgia, Cortale e Girifalco e Bruno, attiva nei territori di Vallefiorita, Amaroni, e Squillace per poi chiedere 22 condanne nei confronti degli imputati, giudicati con rito abbreviato, accusati a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, danneggiamento in seguito a incendio, tentata estorsione, estorsione, reati in materia di armi, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, danneggiamento, lesioni personali, violenza privata, ricettazione, furto. Il pm ha chiesto pene comprese tra i 20 anni e 1 anno e sette mesi di reclusione per oltre 150 anni di reclusione.
Le richieste di condanna
In particolare davanti al gup Arianna Roccia, il magistrato ha invocato per Bruno Abbruzzo 9 anni e 6 mesi; Pietro Abbruzzo, 13 anni; Luciano Babbino, 6 anni e 8 mesi; Stefano Bevilacqua, 5 anni e 4 mesi; Paolo Bova, 4 anni e 5 mesi; Francesco Bruno, 11 anni e 3 mesi; Matteo Catroppa, 2 anni, 8 mesi e 700 euro di multa; Rocco Ceravolo, 2 anni, 8 mesi e 3mila euro di multa; Massimo Citraro, 13 anni e 3 mesi; Davide Cristofaro, 8 anni, 6 mesi e 20mila di multa; Giuseppe Critofaro, 8 anni e 6 mesi; per il pentito Salvatore Danieli, 2 anni e 4 mesi; Domenico Falcone, 5 anni; Gennaro Felicetta, 20 anni; per il collaboratore di giustizia Sandro Ielapi, 3 anni e 4 mesi; Franco Macario, 5 anni e 4 mesi e 17mila euro di multa; Simone Macario, 6 anni, 3 mesi e 20mila euro di multa; per il collaboratore Santo Mirarchi, 1 anni e 7 mesi; Antonio Paradiso, 10 anni; Ilario Sestito, 2 anni e 4 mesi; Vincenzo Tolone, 10 anni e 6 mesi; Danilo Vitellio, 12 anni e 6 mesi. Si ritornerà in aula il prossimo 16 maggio per l’inizio delle arringhe difensive degli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Maiolo Staiano, Isabella Camporato, Giuseppe Gervasi, Michele Gigliotti, Gregorio Viscomi, Sergio Rotundo, Saverio Loiero, Vittoria Aversa, Giovanni Merante, Antonio Stivala, Vincenzo Galeota, Cosimo Tripodi, Marco Sinopoli, Saverio Pittelli, Paola Stilo, Antonio Lomonaco.
I ruoli
Secondo la ricostruzione accusatoria Bruno e Pietro Abbruzzo, Massimo Citraro, Antonio Paradiso, Sandro Ielapi, Vincenzo Tolone e Giuseppe Cristofaro, avrebbero diretto, organizzato e partecipato alla cosca Catarisano, con epicentro a Roccelletta di Borgia, al cui vertice ci sarebbero stati Pietro Abbruzzo e Massimo Citraro. A entrambi è contestata, insieme ad Antonio Paradiso, l’estorsione ai danni di un’attività commerciale di Borgia e il danneggiamento di un escavatore di proprietà di una ditta di calcestruzzi. Accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso anche Francesco Bruno, Gennaro Felicetta, Danilo Vitellio, “rei” di aver partecipato alla cosca Bruno, il cui capo Francesco Bruno, sarebbe stato sostituito nel momento del suo arresto nell’operazione Jonny, da Gennaro Felicetta, che avrebbe assunto il ruolo di reggente della cosca. Concorso esterno in associazione mafiosa è contestato all’imprenditore Paolo Bova il quale, per preservare le proprie imprese ed eliminare la concorrenza, avrebbe favorito la cosca Bruno subappaltando lavori ad altre imprese lavori aggiudicati, mettendo a disposizione del sodalizio il proprio capannone per agevolare gli incontri tra il clan e imprenditori estorti, facendo da tramite per ricevere e portare ambasciate, per riscuotere le somme di denaro delle estorsioni da consegnare ai componenti della cosca.