14 Agosto 2025
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Stefanaconi e il giallo dello scioglimento: il Tar Lazio ancora non decide e il Comune resta commissariato

Si attende la sentenza sulla legittimità del decreto firmato da Mattarella. Secondo quanto denunciato dagli ex amministratori dagli atti emergerebbero contraddizioni evidenti: “Una decisione politica, presa a tavolino”

Dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, non è stata scritta ancora la parola fine sulle vicende legate al piccolo centro agricolo vibonese. La comunità di Stefanaconi, infatti, attende la sentenza del Tar Lazio sulla legittimità del provvedimento di scioglimento del Comune. La pronuncia dei giudici amministrativi, inspiegabilmente, tarda ad arrivare, nonostante siano già trascorsi i 45 giorni dalla data dell’udienza sanciti dall’art. 89 C.P.A.

Il decreto di scioglimento firmato da Mattarella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva firmato il decreto di scioglimento il 29 luglio scorso. Al decreto erano allegate le relazioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e del prefetto di Vibo Valentia Paolo Giovanni Grieco, che ha portato il Consiglio dei ministri a deliberare per il commissariamento del Municipio e porre così fine all’amministrazione guidata dal sindaco Salvatore Solano, rieletto il 12 giugno 2022.

“Considerato che all’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata – si legge nel decreto presidenziale – che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale, e alla permeabilità dell’ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata arrecando un grave pregiudizio per gli interessi della collettività, un grave inquinamento e deterioramento dell’amministrazione con perdita di credibilità dell’istituzione locale, ecco che si è reso necessario l’intervento dello Stato mediante un commissariamento del Comune al fine di rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l’interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell’ente”.

Gli ex amministratori contro Piantedosi: “Una decisione mai motivata”

Questo è in parte quanto riportato nel Decreto di scioglimento del Comune che non ha per nulla convinto gli ex amministratori, i quali da mesi lottano per ribaltare la decisione del ministro dell’Interno Piantedosi.

In una nota, gli ex amministratori (Stefanaconi nel cuore) sostengono che: “La commissione di accesso agli atti era stata nominata dall’allora Prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Paolo Grieco, il 18 settembre 2023. Il 29 luglio 2024 la decisione del Ministro dell’Interno Piantedosi di sciogliere l’ente guidato dall’ex Presidente della Provincia di Vibo Valentia e Sindaco di Stefanaconi, Salvatore Solano. Una decisione che ha fatto molto discutere la comunità che si è schierata al fianco dei suoi ex amministratori. Quel che emerge dagli atti cosiddetti secretati, ed in parte anche dalla relazione prefettizia, è che la commissione d’indagine in sostanza non ha contestato nulla all’amministrazione comunale di Stefanaconi, sostenendo che “non è dato riscontrare, nella fattispecie, la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi dell’Ente”.

“Chi ha deciso lo scioglimento? E perché?”

Allora, si chiedono, se la commissione d’indagine, a cui spetta per legge l’attività ispettiva, ha ritenuto non ci fossero i presupposti per lo scioglimento, per quale motivo è stato sciolto? E da chi? Gli ex amministratori scrivono che il Ministro arriva, addirittura, ad affermare quel che né il Prefetto né la commissione d’indagine attestano, cioè una mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalità dell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali, da cui conseguono le irregolarità gestionali, e un preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale.

La frase che smentisce tutto: “Rispetto della normativa garantito”

Per dimostrare – aggiungono – che questo sia assolutamente un’invenzione del Ministro, gli ex amministratori riportano testualmente un passaggio della relazione prefettizia: “Le attività poste in essere dell’Amministrazione sembrano rispettare la normativa in materia, garantendo una formale regolarità gestionale e rispettate le procedure dell’attribuzione degli incarichi e dei servizi e corretti affidamenti diretti”.

Una battaglia destinata a continuare

Sempre secondo gli ex amministratori – continuano – le anomalie sarebbero tante, al punto di ritenere che lo scioglimento sia stato deciso a tavolino, anche su questo dovranno pronunciarsi i giudici romani. Da un lato si contestano gli affidamenti diretti a ditte che sarebbero in odor di mafia, ma poi si attesta la regolarità formale e sostanziale degli affidamenti. Se le cose stanno in questi termini allora qualcosa non torna.

Pare che gli amministratori, tra le tante anomalie, abbiano denunciato alle competenti autorità false attestazioni di cui è costellata la relazione prefettizia. Una battaglia che, per quanto si è fatto intendere, non si fermerà al giudizio del Tar, seppur gli ex amministratori si augurano possano ricevere giustizia, ma da una verità che annunciano di averla in mano e che presto verrà resa pubblica.

La frase finale della commissione: “Nessuna infiltrazione rilevata”

A conclusione della relazione – puntualizza Stefanaconi nel cuore – la commissione d’indagine chiude così: “Non è dato rilevare una convergenza di elementi significativi che, complessivamente considerati, possano fare ritenere che l’Ente dia condizionato da infiltrazioni mafiose e essere, pertanto, soggetto di provvedimento di rigore di cui all’art. 143 TUEL”.

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