Un’articolata indagine condotta dai Carabinieri di Roma Porta Portese, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma-Pool Criminalità Grave e Diffusa, ha portato all’arresto di due persone, gravemente indiziate di far parte di un collaudato giro di truffe aggravate in danno di anziani. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti con il supporto cruciale dei militari di Cariati, in provincia di Cosenza, e di Napoli.
La prima operazione, risalente al 14 ottobre scorso, ha visto l’esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nei confronti di un 32enne di origini calabresi. L’uomo, bloccato nel Cosentino con la collaborazione dei Carabinieri della Stazione di Cariati, è gravemente indiziato per una truffa aggravata commessa a Roma nel novembre 2024 (come riportato nel testo originale).
La seconda cattura, dello scorso 2 ottobre, ha interessato un 30enne napoletano, per il quale è stata disposta la custodia in carcere per due episodi di truffa aggravata e furto in abitazione commessi a Roma tra l’ottobre 2023 e il gennaio 2024.
Il meccanismo velenoso del “finto nipote”
Gli indagati, in concorso con altre persone ancora in fase di identificazione, utilizzavano un modus operandi subdolo e collaudato, mirato a carpire la fiducia di vittime particolarmente vulnerabili. Gli espedienti variavano: dal classico raggiro del finto nipote in difficoltà economiche per pagamenti insoluti o a seguito di incidenti stradali, fino alla falsa identità di avvocato o rappresentante delle forze dell’ordine.
Le vittime, tutte persone anziane e spesso affette da patologie o condizioni fisiche che ne limitavano la capacità di reazione, venivano facilmente aggirate. I truffatori riuscivano così a introdursi nelle loro abitazioni e a farsi consegnare somme in denaro e gioielli.
Le indagini e il volume d’affari illecito
Le indagini dei Carabinieri di Roma Porta Portese sono state avviate a seguito delle denunce presentate dalle vittime. L’analisi incrociata di dati di traffico telefonico e telematico, unita all’analisi dei sistemi di videosorveglianza, ha permesso di raccogliere gravi elementi indiziari sul ruolo specifico dei due indagati.