Ritornano in libertà gli ex assessori del Comune di Badolato Giuseppe Fiorenza, 49 anni di Badolato e la moglie Antonella Giannini, anche lei 49enne, destinatari di una misura cautelare agli arresti domiciliari per voto di scambio politico- mafioso nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Ostro-Amaranto”, che ha portato all’arresto di 29 indagati, disposti dal gip distrettuale Sara Merlini, decapitando i vertici dell’amministrazione di Badolato ritenuta dagli inquirenti asservita al volere di Antonio Paparo, l’imprenditore considerato espressione della cosca Gallace di Guardavalle.
L’annullamento senza rinvio
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso degli avvocati Vincenzo Cicino e Vincenzo Varano, ha annullato senza rinvio le ordinanze del Tdl e del gip del Tribunale di Catanzaro, ordinando l’immediata scarcerazione di entrambi gli indagati. Secondo le ipotesi di accusa, Fiorenza e Giannini, in concorso con altri indagati e previo accordo tra di loro avrebbero organizzato riunioni in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Badolato, indette per il 3 e il 4 ottobre 2021, per far vincere i loro prescelti: Giuseppe Nicola Parretta, sindaco con la lista “Vivi Badolato”, Ernesto Maria Menniti con la lista civetta “Uniti per Badolato” , Antonella Giannini, Maicol Paparo e Andrea Bressi quali consiglieri comunali.
Il patto politico-mafioso
Antonio Paparo e Giuseppe Fiorenza avrebbero stretto un patto con i candidati per procacciare loro voti, avvalendosi della forza derivante dalla vicinanza al sodalizio mafioso dei Gallace. Un patto sugellato in alcune intercettazioni nelle quali Paparo riferiva a Fiorenza: “tutti devono uscire… sennò me li faccio nemici capitali…quelli di mio fratello… tutti, tutti, tutti, devono scendere sennò qua devono solo passeggiare quando vengono che gli brucio pure le macchine… anzi le macchine no… brucio a loro che le macchine non le pagano… giusto? L’altro giorno di questo parlavano …lo vogliono hai capito? Lo vogliono, che vogliono i voti miei… che questa volta gliel’ho detto a tutti questa volta se non c’è uno dei miei non voto! Voto contro”. Fiorenza avrebbe approvato, affermando testualmente: “Per questo… questa l’hai pensata giusta potente… davvero se… se vince lui facciamo qualcosa davvero”. Paparo si sarebbe vantato di aver già vinto prima ancora delle elezioni “non mi era successo mai di vincere prima, prima che si voti!… grazie a questi amici… grazie a questi amici…. A tutti gli amici, grazie…”.
Nomine e incarichi
Il risultato? E’ storia: Giuseppe Nicola Parrilla è stato poi eletto sindaco con la lista Vivi per Badolato con 1007 voti, mentre Ernesto Maria Menniti con la lista Uniti per Badolato ha ottenuto 86 preferenze, nominato assessore e vicesindaco. Micol Paparo, figlio di Antonio Paparo, è stato eletto consigliere con il più alto numero di preferenze 170 voti ed stato nominato assessore con delega in materia di Bilancio, Tributi, Attuazione programmatica, Sistemi informatici, mentre Andrea Bressi, candidato eletto alla carica di consigliere comunale nella lista Vivi Badolato è stato nominato assessore, così come Antonella Giannini malgrado i pochi voti ottenuti, 29 con la lista vincitrice, su imposizione di Paparo è stata nominata da Parretta assessore esterno con delega alla Scuola e alla Pubblica istruzione.
Lo scioglimento del Comune di Badolato
Un’inchiesta questa della Dda di Catanzaro che ha portato allo scioglimento pe infiltrazioni mafiose del Comune di Badolato con decreto firmato dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministero dell’Interno. L’inchiesta della commissione d’accesso ha evidenziato una penetrazione capillare della criminalità organizzata. Non più episodi isolati o sospetti: si tratta di una gestione alterata e funzionale a interessi mafiosi. Appalti truccati, assunzioni pilotate, scelte politiche eterodirette. La macchina pubblica era al servizio della ‘ndrangheta. Intanto per Fiorenza e Giannini è venuta meno la gravità indiziaria e per decisione della Cassazione ritornano in libertà.