30 anni di reclusione. La Corte di assise appello di Catanzaro ha condannato Domenico “Mimmo” Cannizzaro, e Pietro Iannazzo, accusati il primo in qualità di mandante e il secondo in qualità di esecutore materiale, del duplice omicidio di Giovanni Torcasio e Cristian Materasso, uccisi in un agguato il 29 settembre del 2000. I giudici di secondo grado hanno lasciato immutata la sentenza emessa dal gup nei confronti di entrambi gli imputati, giudicati con rito abbreviato e i legali difensori Francesco Gambardella, Renzo Andricciola per Iannazzo e Antonio Larussa e Nico D’Ascola per Cannizzaro attenderanno le motivazioni della sentenza per ricorrere in Cassazione.
Per un terzo imputato Antonio Davoli, (codifeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Renzo Andricciola), ritenuto dalla Dda uno dei killer, è in corso il processo di appello. Rispetto a quest’ultima posizione, la Procura distrettuale antimafia ha proposto ricorso dopo l’assoluzione di Davoli, giudicato con rito ordinario e la prossima udienza è calendarizzata per l’11 dicembre prossimo.
Il movente
Alla base dell’agguato, secondo le ipotesi di accusa, un regolamento di conti dovuto agli omicidi del padre di Pietro Iannazzo, Francesco, ucciso nel 1992 in località Bellafemmina di Sant’Eufemia Lamezia e di Domenico Cannizzaro, Giuseppe, assassinato nel 1998 nel piazzale di un distributore di benzina in località Bellafemmina di Sant’Eufemia Lamezia. Un duplice fatto di sangue, che doveva essere compiuto anche per prevenire ulteriori azioni omicidiarie ai loro danni, desunti dal tentativo, all’epoca, di Giovanni Torcasio, uscito dal carcere due mesi prima dell’agguato, di rafforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati.
La ricostruzione dei fatti
In base alla ricostruzione dei fatti, il 29 settembre del 2000 una Punto cabrio grigia con a bordo Giovanni Torcasio e alla guida Cristian Materasso imboccò via dei Bizantini nel quartiere Capizzaglie a Lamezia, quando è stata affiancata da una moto di grossa cilindrata, una Yamaha Rl, risultata rubata e poi ritrovata in via dei patrioti sambiasini, una moto guidata da Iannazzo. Con due pistole calibro 9×21 i killer avrebbero aperto il fuoco contro l’auto, che uccise sul colpo Materasso, mentre Torcasio perse la vita durante la corsa in ospedale.
Il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, ex uomo della consorteria di ‘ndrangheta dei Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, aveva riferito alla Dda, che la prima persona della famiglia Torcasio che doveva morire era Giovanni: “per mille motivi, per il suo temperamento. Giovanni è una persona che sapevano tutti che se doveva andare a fare un omicidio non di certo andava a rubare la macchina, a mettersi il passamontagna, ma andava e faceva l’omicidio”.