7 Novembre 2025
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Bufera su Brunetta, si aumenta lo stipendio a 310 mila euro. Meloni: “Inopportuno”. Poi la marcia indietro: “Revoco tutto”

Travolto dalle polemiche, l’ex ministro fa marcia indietro: “Per senso di responsabilità, revoco il provvedimento”

Bufera su Renato Brunetta, presidente del Cnel, dopo la decisione di aumentarsi lo stipendio a 310 mila euro l’anno in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha eliminato il tetto ai compensi dei dirigenti pubblici.
Una scelta che, secondo fonti di Palazzo Chigi, ha provocato “forte irritazione” nella premier Giorgia Meloni, la quale ha definito la decisione “non condivisibile e inopportuna”.

La vicenda è esplosa mentre il governo è al lavoro sulla legge di bilancio, in un contesto economico di sacrifici e tagli, rendendo il gesto di Brunetta politicamente esplosivo.

La Lega si smarca: “Chiarisca in Parlamento”

Anche all’interno della maggioranza si registrano segnali di disagio.
La Lega, per voce della deputata Tiziana Nisini, ha chiesto chiarimenti immediati: “Gli aumenti in piena autonomia degli stipendi al Cnel, a partire dal presidente Brunetta, sono da riconsiderare. Presenteremo un’interrogazione parlamentare e una norma in Finanziaria per andare nella direzione opposta”.

Un segnale chiaro: il Carroccio prende le distanze, mentre cresce il malumore tra i parlamentari di centrodestra, convinti che la mossa di Brunetta rischi di danneggiare l’immagine del governo.

La replica del Cnel: “Solo applicata una sentenza”

Il Cnel, nel tentativo di smorzare le polemiche, ha diffuso una nota ufficiale: “Non si è trattato di alcun aumento arbitrario, ma della doverosa applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 135 del 9 luglio 2025, che ha ripristinato il tetto retributivo dei 311.658,53 euro”.

Secondo il comunicato, l’adeguamento riguarda tutti gli organi costituzionali — Presidenza della Repubblica, Parlamento, Governo, Corte dei Conti, Csm, Consiglio di Stato — e non solo il Cnel. Ma la spiegazione non è bastata a placare la tempesta politica.

Brunetta fa marcia indietro: “Revoco l’aumento”

Nel tardo pomeriggio, di fronte al fuoco incrociato di governo e opposizioni, Renato Brunetta ha annunciato la revoca immediata del provvedimento. “Non voglio che un atto legittimo si trasformi in una strumentalizzazione politica che danneggi il Cnel e il Governo — ha dichiarato —. Per senso di responsabilità provvederò a revocare la decisione”.

Un passo indietro motivato, secondo Brunetta, dal desiderio di “tutelare il prestigio dell’istituzione” e “preservare il clima di collaborazione tra le forze politiche e sociali”.

Opposizioni all’attacco: “Mentre i lavoratori restano al palo”

Le opposizioni non hanno perso tempo.
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha attaccato frontalmente il governo: “Meloni aveva promesso di lavorare con il Cnel di Brunetta per aumentare gli stipendi dei lavoratori. Niente salario minimo, ma aumenti ai vertici e ai sottosegretari. Intanto i salari reali crollano”.

Anche Alleanza Verdi-Sinistra parla di “scandalo morale e politico”, sottolineando che “Brunetta si aumenta lo stipendio mentre milioni di italiani fanno i conti con l’inflazione”.
Durissimo anche Matteo Renzi: “Io volevo abolire il Cnel, Meloni invece lo ha riempito di soldi e ci ha messo alla guida il pensionato d’oro Brunetta”.

Una vicenda che lascia strascichi politici

La retromarcia di Brunetta chiude solo in parte una vicenda che ha imbarazzato la maggioranza e alimentato il malcontento dell’opinione pubblica.
Mentre il governo lavora a una manovra “di rigore”, l’immagine di un’élite istituzionale che si auto-aumenta lo stipendio rischia di pesare sul consenso.

E anche se il passo indietro è arrivato in serata, la domanda rimane: quanto danno politico ha già fatto questo aumento mai incassato?

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