l ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato oggi che Israele procederà alla distruzione di Gaza City se Hamas non rilascerà immediatamente gli ostaggi detenuti. Katz ha sottolineato che l’operazione militare non si fermerà finché non verranno restituiti tutti i cittadini israeliani catturati e finché Hamas non sarà completamente disarmato.
“Non ci sarà tregua, nessun accordo, fino a quando gli ostaggi non torneranno a casa”, ha detto Katz in conferenza stampa, ribadendo la determinazione di Tel Aviv a usare tutte le risorse militari a disposizione per raggiungere questo obiettivo.
Le conseguenze per Gaza
Gli esperti militari avvertono che un attacco diretto su Gaza City potrebbe avere conseguenze devastanti per la popolazione civile, già provata da anni di conflitto. Katz, tuttavia, ha dichiarato che Israele cercherà di ridurre al minimo le perdite tra i civili, pur affermando che la priorità resta la liberazione degli ostaggi.
Secondo fonti locali, la popolazione di Gaza vive in un clima di paura crescente, con molte famiglie che cercano di lasciare la città in vista di possibili bombardamenti.
La risposta di Hamas
Hamas non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito all’ultimatum di Katz. Tuttavia, fonti vicine al movimento riferiscono che gli ostaggi rimangono un “elemento di negoziazione strategico” e che ogni eventuale rilascio sarà legato a condizioni politiche e militari.
Gli analisti sottolineano come la retorica israeliana, estremamente dura, rischi di escalation immediata, con una reazione militare di Hamas sia a Gaza che nei territori circostanti.
Reazioni internazionali: Onu preoccupata
La comunità internazionale ha espresso profonda preoccupazione per l’ultimatum israeliano. L’ONU e numerose organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto moderazione e dialogo, ricordando che un attacco su larga scala potrebbe avere effetti catastrofici sulla popolazione civile.
Alcuni Paesi occidentali hanno sostenuto il diritto di Israele a proteggere i propri cittadini, mentre altre nazioni hanno condannato le minacce come un possibile preludio a una crisi umanitaria senza precedenti.