7 Novembre 2025
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Mandato d’arresto per Netanyahu dalla Turchia: “Genocidio a Gaza”

La magistratura di Istanbul accusa il premier israeliano Benjamin Netanyahu e altri 36 funzionari di genocidio e crimini contro l’umanità. Tra gli indagati anche il ministro della Difesa Israel Katz e quello della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir

Colpo di scena diplomatico tra Ankara e Tel Aviv.
La procura generale di Istanbul ha annunciato di aver emesso mandati di arresto per genocidio nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, del ministro della Difesa Israel Katz e del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, insieme ad altri 37 funzionari israeliani.

L’accusa, pesantissima, riguarda presunti crimini contro l’umanità commessi durante le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. Nel comunicato ufficiale, la procura turca parla di “responsabilità diretta e indiretta nei massacri di civili palestinesi” e di “violazione del diritto internazionale umanitario”.

Ankara: “Crimini deliberati contro i civili”

Secondo la magistratura turca, i mandati sono il risultato di un’indagine condotta “in conformità con le convenzioni internazionali sul genocidio e sui diritti umani”.
Le autorità giudiziarie accusano Netanyahu e i ministri israeliani di aver “autorizzato e supervisionato operazioni militari che hanno colpito indiscriminatamente la popolazione civile di Gaza”, definendole “atti di genocidio e persecuzione etnica”.

La Turchia, da mesi tra i Paesi più critici verso Israele per la gestione del conflitto, aveva già annunciato l’intenzione di portare il caso davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, ma ora compie un passo formale all’interno della propria giurisdizione.

Israele: “Accuse ridicole e motivate politicamente”

Da Gerusalemme arriva una risposta durissima.
Fonti governative israeliane definiscono la decisione “un atto ostile privo di qualsiasi fondamento giuridico”, accusando Ankara di “strumentalizzare la tragedia di Gaza per fini politici interni ed esterni”.

Un portavoce del governo israeliano ha dichiarato che “nessun tribunale turco ha autorità o legittimità per processare i rappresentanti dello Stato d’Israele”, sottolineando che il Paese continuerà a “difendere i propri cittadini dagli attacchi di Hamas e dal terrorismo”.

Un nuovo scontro diplomatico tra Ankara e Tel Aviv

La mossa della giustizia turca rischia di aggravare ulteriormente i rapporti già tesi tra Turchia e Israele, mai realmente ricuciti dopo l’attacco israeliano alla nave Mavi Marmara nel 2010.
Il presidente Recep Tayyip Erdoğan, che negli ultimi mesi ha definito Netanyahu “il nuovo Hitler”, ha più volte invocato un’azione internazionale contro Israele, accusandolo apertamente di “pulizia etnica contro il popolo palestinese”.

L’emissione dei mandati d’arresto rappresenta ora un gesto politico e giudiziario di grande impatto, anche se difficilmente potrà tradursi in conseguenze pratiche sul piano legale, non essendoci trattati di estradizione tra Ankara e Tel Aviv.

Un atto simbolico ma dirompente

Nonostante la scarsa efficacia operativa, la decisione turca assume un forte valore simbolico e diplomatico: per la prima volta un Paese della NATO accusa formalmente un governo alleato di genocidio.
Mentre la comunità internazionale resta divisa sulla gestione del conflitto, l’iniziativa di Ankara potrebbe aprire un nuovo fronte nei rapporti tra Occidente, Medio Oriente e istituzioni internazionali.

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