È stato firmato il rinnovo del contratto nazionale per il personale della scuola relativo al triennio 2022-2024, che introduce aumenti in busta paga per docenti e personale Ata. A darne notizia è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, presentando l’intesa come un passo che restituisce centralità e riconoscimento al comparto.
Valditara: “Risultato storico per la scuola italiana”
“È un risultato storico. Per la prima volta garantiamo continuità contrattuale e le condizioni per chiudere rapidamente anche il contratto 2025-2027“, ha dichiarato il ministro. L’obiettivo, ha spiegato, è arrivare alla firma di tre contratti nel corso dello stesso governo, un evento ritenuto “senza precedenti” nel settore.
Gli aumenti in busta paga
Il nuovo contratto prevede incrementi medi di 150 euro per i docenti e 110 euro per il personale Ata, insieme ad arretrati rispettivamente pari a 1.948 e 1.427 euro. Valditara ha rivendicato il cambio di passo rispetto agli anni di stagnazione salariale: “Gli stipendi sono rimasti fermi a lungo. Oggi restituiamo rispetto e dignità a chi lavora ogni giorno per l’istruzione dei nostri giovani”.
Secondo le stime del ministero, con la firma del prossimo contratto 2025-2027, gli incrementi complessivi salirebbero a 416 euro lordi mensili per gli insegnanti e 303 euro per gli Ata, oltre ai relativi arretrati.
Le risorse aggiuntive e le misure collegate
Il Mim ha stanziato ulteriori 240 milioni di euro, che consentono l’erogazione di una una tantum aggiuntiva. A questo si legano misure previste dalla legge di bilancio, tra cui la detassazione del salario accessorio e un incremento fino a 850 euro annui derivante dal taglio del cuneo fiscale. Per le lavoratrici madri sale inoltre a 60 euro mensili il bonus specifico.
Welfare scolastico
Dal gennaio 2026 sarà attivata una nuova copertura sanitaria, con rimborsi fino a 3.000 euro annui, integrata alla tutela contro gli infortuni sul lavoro già prevista dal contratto. «Investiamo in tutele e valorizzazione del personale scolastico, perché la scuola è il futuro del Paese», ha concluso Valditara.





