Se, come appare sicuro, Luciano Vigna darà l’arrivederci a Film Commission, il grand commis della Cittadella rimarrà comunque a capo del gabinetto del governatore Roberto Occhiuto e – cosa parimenti importante – andrà a consolidare la propria posizione all’interno dell’Arrical, il cui presidente attuale, Sergio Ferrari, dovrà invece lasciare in virtù della sua elezione in consiglio regionale nelle file di Forza Italia.
Caccia al nuovo direttore generale
Com’era prevedibile, in vista del passo indietro di Luciano Vigna dalla carica di direttore generale di Film Commission, è già iniziato il toto successore. D’altro canto, sarebbe stato strano il contrario. Oggi, infatti, fare il dg di uno degli enti più ricchi della regione Calabria è un’ambizione che hanno molti, con buona pace di chi pensa che la cosa si risolverà con una partitina di giro interna e silenziosa fra amici.
Una “leccornia” di potere e competenze
E ciò alla luce anche delle ulteriori competenze conferite dal Consiglio regionale alla fondazione, già a partire dal 2022: poteri veri, seri, che ne fanno in sostanza un “super assessorato” legato a triplo filo al dipartimento turismo e al marketing territoriale.
Una leccornia in tempi di magra per gli incarichi politici.
La successione e gli equilibri del centrodestra
Per questo la successione non sarà, o non dovrebbe essere, per linea diretta, come riferiscono alcune gole profonde del palazzo. Se molla Vigna, in pole position c’è il fido Giampaolo Calabrese, attualmente consulente della fondazione. Ma c’è un problema che potrebbe ostacolare il disegno: la difficoltà si chiama alleati di centrodestra. Questa volta, infatti, ci sono i partiti di mezzo.
Essi pretenderanno, nella nuova legislatura a guida Occhiuto, un riconoscimento anche nel governo degli enti più potenti – e la Film Commission lo è e ha dimostrato di esserlo.
Verso un nuovo bando e una gestione più trasparente
Ne deriva che, ove vi fosse un nuovo bando per la individuazione della figura di Dg della CFC, le domande saranno tante e qualificate. Gli stessi vertici regionali vogliono che le cose siano fatte per bene, a partire dalla riorganizzazione interna di una struttura che dovrebbe brillare di più in termini di trasparenza.
Le inchieste giornalistiche sulla difficoltosa fruizione di alcune delibere, culminate con interrogazioni in Consiglio e in Parlamento e poi con l’arrivo in Calabria di Striscia la Notizia, hanno creato più di un imbarazzo. A tutto il centrodestra. Di qui, l’imperativo di cambiare da subito il sistema di comunicazione esterna, ma anche il format gestionale della fondazione guidata da Antongiulio Grande, il cui indiscusso prestigio nazionale non può, da solo, coprire alcune falle.