5 Ottobre 2025
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Calabria

Il centrosinistra e l’ipotesi ribaltone: cosa potrebbe succedere nell’area centrale in caso di vittoria di Tridico?

Tra satira, ipotesi e metafore, gli scenari disegnati in una sinistra puntura di X da Xabaras nel triangolo compreso tra Catanzaro, Crotone e Vibo

E se lo scenario cambiasse? Se ciò che un tempo era scritto per un domani remoto si compisse oggi, per un capriccio del fato, attraverso la grafite delle urne? Non in un futuro incerto, ma ora, davanti a noi: il ribaltone, l’impossibile che diventa carne, sangue e voto.
E così, Tridico, ombra più che uomo, strappa la presa laddove l’oscurità sembrava invincibile. Il potere antico del centrodestra trema; le rocche si incrinano; le certezze si disfano.

L’ipotesi X

Nell’area centrale non vince: pareggia. Un 4–4 maledetto, equilibrio apparente che spalanca le porte al contagio dei sei seggi sospesi. Ombre che cadono tutte sul centrosinistra, due per ogni area, come una marea scura che travolge la mappa dei collegi.
Ma oltre i numeri, oltre le mappe e le bacheche delle percentuali, esiste un libro che già è lì, chiuso e fremente: le pagine della cronaca. Non sono pagine neutre: sono tessere di un rito. Quando si apriranno, il fruscio non sarà un commento: sarà una faglia. Le pagine che sveleranno il vero destino non saranno bianche né anonime: saranno nere come pece o rosse come sangue rappreso. E in quell’apertura non ci sarà clemenza che regga. La scrittura non ammette lavacro: ciò che è inciso resta inciso, e il segno si propaga come un’ombra che non si dissolve.

Dalla vittoria di misura alla voragine

Così, nell’aritmetica della tenebra, la liturgia dei seggi assume due volti. Scenario della misura (5–3): il centrosinistra conquista cinque tombe-seggi; al centrodestra restano tre resti: uno a Forza Italia, uno alla Lega, uno a Fratelli d’Italia. Scenario della voragine (6–4): il pareggio iniziale 4–4 si apre e i due seggi del premio piovono come macigni sul vincitore: sei per il centrosinistra, quattro per il centrodestra. In questo secondo esito, oltre a FI, Lega e FdI, anche la Lista del Presidente ottiene un varco, aggiungendo un altro spettro alla processione.

I partiti come catacombe

Partito Democratico. Alecci, iscritto nel marmo, emerge come la prima lapide. Dietro di lui si consumano lotte intestine: Iemma e Mammoliti, lame che scintillano nell’ombra. Se il premio si scaricherà con tutta la sua furia, il PD potrebbe pretendere un terzo seggio, e allora i conti dei vivi diventeranno conti di sangue.

Movimento 5 Stelle. Elisabetta Barbuto avanza come una sibilla. Il suo seggio non è una conquista: è un sigillo. La sua figura cammina tra i corridoi come una vena nera che attraversa la carne delle istituzioni ma attenzione alla sorpresa vibonese, l’assessore comunale in carica Marco Miceli.

Riformisti. Francesco De Nisi procede immobile, come chi già conosce il proprio posto nel rito. Il suo seggio è una tomba già scolpita: non serve scavare, il vuoto è già lì.

Verdi / AVS. Antonio Lo Schiavo raccoglie le braci verdi di consensi sparsi. Il suo seggio è una fiamma che corrode, una luce che rivela crepe.

Il sesto seggio. Il seggio nato dal premio è un oggetto senza volto e senza lingua. Potrebbe alimentare il Pd, o essere assegnato a una lista minore che si assume la maledizione. In ogni caso, è una resurrezione innaturale.

Centrodestra in rovina

Nell’ipotesi ribaltone, il dominio spezzato non sradica tutte le presenze. Forza Italia resiste con un seggio, la Lega trattiene il più forte, Mancuso, re incatenato ai suoi consensi, suonanti come pendagli di ferro. Fratelli d’Italia tiene Montuoro, catena di voti temprata nella tradizione. Se il 6–4 si realizza, la Lista del Presidente spalanca comunque un varco: chi entrerà come nuovo spettatore nella stanza dei riti?

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