“Basta con la barbaria giudiziaria che distrugge la classe politica italiana”. L’avvocato e giurista Francesco Saccomanno, presidente del Centro Studi Giuridici “Giustizia&Giusta”, lancia un duro attacco contro un presunto “sistema” che, a suo dire, umilia e paralizza gli amministratori, citando come esempi noti esponenti politici come Totti, Salvini, Chiaravallotti, Loiero, Oliverio, Scopelliti e Occhiuto. Saccomanno invoca un cambio di rotta con due proposte concrete: la responsabilità civile dei magistrati e il ripristino dell’immunità per chi ricopre cariche pubbliche, per difendere la democrazia e l’efficacia dell’azione amministrativa.
Un sistema che distrugge la politica e l’amministrazione
Secondo Saccomanno, la situazione è allarmante e non può essere ignorata. Le indagini contro gli amministratori sono in aumento, ma si risolvono spesso in assoluzioni, dopo anni di procedimenti giudiziari che, nel frattempo, hanno distrutto persone, famiglie, carriere e attività professionali. “Non si tratta di casi isolati, ma di un sistema che porta alla distruzione della politica e dell’attività amministrativa”, si legge nella nota stampa diffusa dal Centro Studi Giuridici “Giustizia&Giusta”. L’avvocato sottolinea come l’Italia abbia perso il suo valore di “culla del diritto” per diventare, invece, la culla di una “barbaria giudiziaria”. Un fenomeno che, a suo avviso, non solo danneggia la classe dirigente esistente, ma allontana anche chi avrebbe le capacità per contribuire alla crescita del Paese.
La reazione della politica e le vie d’uscita proposte
L’avvocato Saccomanno comprende lo “sfogo” del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ma sostiene che una semplice reazione non sia sufficiente. La politica, dice, deve agire con coraggio e serietà. Nella sua nota, Saccomanno individua due strade principali per risolvere il problema. La prima è “legiferare la responsabilità civile del magistrato che sbaglia per colpa”. La seconda consiste nel “ripristinare l’immunità per chi deve gestire la cosa pubblica”. Entrambe le misure, secondo il giurista, permetterebbero agli eletti di amministrare “serenamente, senza paure o minacce di azioni giudiziarie spesso fasulle”.
Critica alla classe dirigente e il problema della prescrizione
Il giurista Saccomanno menziona una terza via, seppur giudicata “molto difficile da attuare”: responsabilizzare i partiti affinché difendano i propri esponenti di fronte a indagini considerate infondate. Tuttavia, l’avvocato ritiene questa opzione un’utopia a causa della “qualità mediocre” della classe dirigente, che preferisce lanciare “attacchi e spot” piuttosto che affrontare i problemi. Un punto cruciale sollevato è quello relativo ai “presunti reati amministrativi“, per i quali i procedimenti vengono congelati e la prescrizione sospesa fino alla scadenza del mandato. Saccomanno precisa che per i reati più gravi si può procedere, ma ribadisce che la responsabilità dei magistrati in caso di colpa rimane una condizione essenziale. “Solo con queste misure di civiltà giuridica il clima gestionale può riprendere serenità e il bene comune può essere affrontato con tranquillità e senza il pericolo di una indagine che mette in discussione tutto e distrugge l’azione democratica di chi è stato eletto dal Popolo”, conclude la nota.