7 Novembre 2025
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Calabria

Occhiuto fa il re e prende (quasi) tutto: gli alleati ridotti a sudditi in attesa delle nomine del sottogoverno regionale

Il centrodestra calabrese in subbuglio tra veleni e malumori: Lega, Noi Moderati, Forza Italia e perfino Fratelli d’Italia contestano l’accentramento di potere del governatore

Per misurare l’ampiezza del reale sentire del centrodestra verso la nuova giunta Occhiuto, è necessario guardare alla Cittadella da Roma, non da via Popilia. I mugugni calabresi all’interno di Lega e Noi Moderati, ma anche in qualche corrente azzurra, per quanto sacrosanti e motivati (dall’uso abbondante di amichettismo), fanno solo il solletico alla presidenza. Figurarsi quanto possa impensierire Occhiuto il malessere dei politici nostrani esclusi dall’ambito governo.

Il miraggio dell’allargamento

E poi c’è l’impegno assunto solennemente dell’allargamento a nove della squadra.
Peccato che questo, al momento, appaia un intendimento più scritto sulla sabbia che una certezza. La procedura volta ad integrare gli attuali componenti dell’esecutivo con altre due unità si annunzia infatti lunga e tortuosa, con modifiche statutarie e più letture nel parlamentino, senza escludere il possibile ricorso al referendum: sai che bella una consultazione referendaria con cui chiedere ai calabresi se siano d’accordo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci… Insomma, ben che vada — ma deve andare davvero di papa — l’allargamento non vedrà la luce prima di aprile o maggio. Un tempo lunghissimo per i partiti scontenti, inconcepibile.

Salvini e la delusione leghista

Si racconta poi di un Matteo Salvini freddo e silenzioso su quello che è ormai il caso-Calabria. Si aspettavano maggiore considerazione i leghisti, invece sono stati umiliati nella città del ponte, la Reggio Calabria, tra poco teatro di un importante turno elettorale.
E poi che dire della figuraccia con Peppe Scopelliti, con il quale si era creato un asse politico grazie a Durigon.

Evidentemente nemmeno il leader nazionale leghista riesce ad imporsi sul coordinatore di Forza Italia Cannizzaro, che ha sbarrato la strada a un reggino leghista in giunta.
Il Carroccio è stato il più strenuo sostenitore delle elezioni anticipate regionali, nella convinzione granitica che, a vittoria conquistata, ci sarebbe stata più collegialità.
Invece di fatto subisce un ridimensionamento, che le sole deleghe spompate del vicepresidente Mancuso non possono mitigare. Non a caso la situazione è oggetto in questi giorni di confronti serrati al ministero delle Infrastrutture.

Il “capolavoro” di Noi Moderati

Ma il vero capolavoro diplomatico lo avrebbero compiuto quelli di Noi Moderati, bravi ad aprire a livello romano un focus sulle anomalie calabresi. L’idea che si sta consolidando — e che sta filtrando anche dalle parti della premier — è che in fin dei conti non è cambiato nulla. Marginali erano i partiti prima, ancillari sono adesso, con buona pace della promessa collegialità.

Un potere accentrato come mai prima

C’è poi l’aggravante di un accentramento dei poteri nelle mani presidenziali mai visto, cui fa da pendant l’impoverimento di varie deleghe assessorili. Ambienti non allineati di Forza Italia (e ce ne sono, altro che compattezza), Noi Moderati, Lega e Fratelli d’Italia sono alleati anche nel malumore. Non è bastato “tranquillizzare” certuni con la promessa del ripescaggio per il giorno del cavolo: i partiti esigono dimostrazioni di rispetto palmari, vere.

La partita del sottogoverno

Ecco perché c’è grande attenzione sul sottogoverno regionale, che — se ben gestito — può rivelarsi meglio di una postazione in Cittadella. La domanda è: Occhiuto ha previsto meccanismi di compensazione o, anche questa volta, terrà tutto per sé?

Redigit Spa, la società di recente istituzione legislativa destinata a svolgere un ruolo centrale nel panorama digitale calabrese, e Sacal sono al centro dell’attenzione. Ma anche Film Commission stuzzica qualche desiderio, insieme a Calabria Verde e Arpacal. “Non esiste, in un sistema di alleanza, che anche tutti i manager delle principali entità regionali debba nominarli il presidente. All’interno dei partiti ci sono professionalità che vanno valorizzate”, ci si fa notare. Come dargli torto?

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