23 Ottobre 2025
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Orsomarso rompe il silenzio su Occhiuto e sul potere di sottogoverno di Forza Italia: “Noi sempre leali”

Intervista al senatore di Fratelli d’Italia: “In Calabria pesa ancora la macchina di potere azzurra. Noi cresciamo e restiamo leali a Occhiuto. Ora più spazio in Giunta”

Lo hanno descritto come un catilinario, un tramàiolo, l’anti-Occhiuto per eccellenza, uno pronto a logorare dal di dentro il governatore, prima che questi decidesse di farsi morire per poi risorgere il 6 ottobre scorso. Ma Fausto Orsomarso, senatore della Repubblica in quota a Fratelli d’Italia, con un lungo passato nelle istituzioni regionali, sorride di gusto della mitologia che lo precede.

Nel villaggio politico calabrese, basta che un esponente di una maggioranza di governo mostri giusto un po’ di personalità perché passi come anti-leader. Siamo talmente abituati a maggioranze insufflate di yes man e yes woman che il primo che esprime di tanto in tanto un pensiero che non sia del capo, fa scandalo. Come Orsomarso, appunto, il quale ha sempre avuto una propria visione del centrodestra ma anche del turismo, quando è stato assessore del primo governo Occhiuto. Il tutto senza mai venir meno al vincolo di coalizione. Tra le righe delle risposte che seguono alle domande del cronista, si intravede qualche notizia interessante sulla vittoria del centrodestra e sul futuro di Fratelli d’Italia.

Onorevole Orsomarso, come sta intanto?

“Sto meglio ed in ripresa ma ancora non completamente in forma”.

Nell’ultima campagna lei ha lavorato molto e fattivamente in silenzio, ma il blocco forzista rimane ancora inarrivabile. Cosa c’è dietro la corazzata azzurra, solo il fascino di Occhiuto e Cannizzaro o anche quello del potere di sottogoverno, che avete lasciato tutto a Forza Italia (Arrsac, Sacal, Film Commission, Arrical, Calabria Verde ecc…)?

“Grazie per i complimenti per la mole e la concretezza nel lavoro “da militante”, non so se meritati, lo lascio decidere agli elettori. In generale Fratelli d’Italia cresce di 3 punti percentuali rispetto alle scorse regionali e lo fa anche con la massima attenzione a comporre liste con chi è interessato ad un percorso politico che rafforzi stabilmente il partito e con coerenza anche lì dove ci è toccato il ruolo di opposizione come a Rende o Cosenza dove siamo primo partito del centrodestra e con un mercato elettorale minore e pari al 40%. Circa le 2 liste “azzurre” ed il loro successo, direi che c’è sì quel che Lei indica: ovviamente un mix di competenza e presenza costante, nel presidio territoriale, unito ad una maggiore gestione della Giunta e degli organismi collaterali, definiamoli così. Rispetto al “fascino” preferisco ovviamente quello della Meloni. C’è comunque la “differenza di percezione” che inevitabilmente esiste fra il piano nazionale e governativo – e lì come si sa FdI grazie alla Meloni ed ai ministri, primeggia a distanze siderali – ed il piano regionale/locale in cui i politici “azzurri” guidando la Giunta polarizzano l’interlocuzione con molti enti locali spesso civici (abbiamo 321 comuni inferiori ai 5000 abitanti in Calabria) ovvero basti ad esempio pensare la sintonia diretta e personale con il sindaco di Crotone che sono oggettivamente un merito di Occhiuto e di riconoscimento del suo lavoro. In più i nostri assessori di FdI, come noto, hanno svolto un ruolo prezioso, insostituibile (es. risoluzione dell’enorme problema precari e categorie assimilate) a cui spesso veniva sovrapposta questa forza mediatica del Presidente e noi come si sa siamo stati e siamo tra i più leali alla coalizione. Tuttavia, pur analizzando il quadro, i calabresi non mi pare siano stati “avari” di consenso”.

Come cambierà, se cambierà, il peso di FdI all’interno del nuovo esecutivo?

“Guardi intanto attendiamo la proclamazione ufficiale degli eletti, con voti e percentuali certificate. Comunque la Destra di governo avrà un peso ancora notevole in Giunta ed in Consiglio e, ritengo anche accresciuto, dato il consenso ottenuto, e direi anche la grande vicinanza di Giorgia Meloni e di tutto il nostro partito nell’accompagnare la scelta di ricandidatura di Roberto sposandone le motivazioni”.

Guardiamo al risultato del suo partito, non eccezionale. Cosa insegnano le ultime elezioni?

“No no, ribadisco che i dati comparati 2021–2025 ci vedono in crescita, poi se Lei vuol applicare le percentuali di Europee e Politiche (o dei sondaggi?) alle Regionali, oltre alle usuali differenze di “qualità e motivazione” del voto, che nei livelli nazionale ed europeo è molto più politicizzato, rilevo che sono stati tanti i fattori, dirimenti e non certo da sottovalutare, che hanno orientato i cittadini a scegliere le liste di Occhiuto in misura notevole: la focalizzazione inevitabile dello “scontro diretto” che favorisce il candidato presidente e le sue liste, l’impressione per la vicenda che ha portato alle dimissioni e la celerità delle nuove elezioni. Francamente riscontro, quale “lezione” utile per FdI, i risultati da sottolineare, usare quali esempi positivi, dei dirigenti di partito, cresciuti nella base, negli organismi giovanili e poi affacciatisi, con presenze costanti nei territori e nelle Istituzioni. Rammentano qualcosa e qualcuno questo cursus honorum? Ecco direi che FdI, rispetto ad altri, può legittimamente “vantare” – come ha sempre avuto per decenni la Destra partitica in Italia, specie nel Sud – quella marcia in più, quella spinta che deriva dal mondo giovanile, Atreju e Fenix lo esemplificano a livello nazionale”.

A Reggio Calabria quindi avete già incoronato Cannizzaro per acclamazione?

“Se ci sono in una qualsiasi città candidati autorevoli, che vogliono mettersi in gioco impegnandosi, giustamente, mesi e mesi prima delle elezioni, senza attendere troppo e quindi facendo tesoro delle sconfitte, altrimenti evitabili, come accaduto in altre regioni, e se la coalizione di centrodestra si ritrova compatta nella decisione, non vedo quale sia il problema. Non facciamo troppo i “politicanti del politichese”; ai cittadini, specie per il voto comunale, interessa la chiarezza, la riconoscibilità e l’autorevolezza dei candidati, non le alchimie né le risse preventive, bensì il Buon Governo, con maiuscole d’obbligo. Lo ricordo a me stesso prima che ad altri senza nessuna presunzione, rispettando la dignità di tutte le sigle e delle classi dirigenti, ovviamente”.

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