8 Settembre 2025
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Un Butera di troppo e una “M” in meno, l’appello degli intellettuali è un pasticcio mediatico e Libero replica a Tridico

Il sociologo era morto, a firmare è stato il cugino ingegnere. Ma gli autori hanno dimenticato il secondo nome (Maria) che avrebbe evitato l’equivoco. Errori, refusi e polemiche in salsa calabrese complicano la campagna progressista

Una tempesta mediatica si è abbattuta sulla campagna elettorale di Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e candidato alla presidenza della Regione Calabria. A innescarla, la firma di Federico Butera, noto sociologo scomparso a febbraio, in calce a un appello a suo sostegno. Dopo tre giorni di polemiche e perplessità sollevate da diverse testate, tra cui il quotidiano Libero, Tridico ha rotto il silenzio. Ma, invece di ammettere un errore del suo staff, ha scelto di contrattaccare, accusando i media di aver strumentalizzato la vicenda.

La replica di Tridico e il “caso” del cugino omonimo

Nella sua nota ufficiale, Tridico ha definito le accuse “false e tendenziose”, spiegando che la firma non era del sociologo, ma di un suo cugino omonimo, Federico Maria Butera, ingegnere nucleare e professore emerito del Politecnico di Milano. L’ex presidente ha accusato Libero di aver volutamente confuso i due per attaccare la sua candidatura, insinuando che fosse un modo per distogliere l’attenzione dai “procedimenti giudiziari di Occhiuto”. Una giustificazione che, tuttavia, non ha convinto i giornalisti.

I dubbi sullo staff e gli errori nel comunicato

La redazione, che aveva già sollevato perplessità sulla firma, ha contattato direttamente il professore Federico Maria Butera, il quale ha confermato di aver aderito verbalmente all’appello, ma ha anche ammesso che chi ha trascritto il suo nome potrebbe aver “dimenticato” la “M.” o “Maria”, il secondo nome che usa abitualmente in tutte le sue pubblicazioni. Questo dettaglio, cruciale per distinguere le due persone, era assente nell’appello originale. A peggiorare la situazione per Tridico, ci sono altri scivoloni nel suo stesso comunicato, come un evidente errore grammaticale (“La destra ‘hanno’ paura”), che l’ex presidente ha minimizzato come un semplice “refuso di stampa”.

Attacco ai media e una campagna in salita

La strategia di Tridico, secondo l’articolo, sembra essere quella di deviare l’attenzione dalle sue difficoltà iniziali. La polemica sulla firma si aggiunge, infatti, a quella sulla candidatura di una professoressa che aveva fatto un post celebrativo sulla morte di una brigatista. Attaccando i media, l’ex presidente cerca di recuperare terreno. Tuttavia, la sua accusa a Libero di non aver mai parlato dei problemi giudiziari di Occhiuto è stata categoricamente smentita dalla redazione, che ha citato un articolo in prima pagina che riportava la notizia. Il comunicato si conclude con un’analisi lucida: Tridico ha cercato di usare la vicenda per attaccare, ma ha finito per sollevare ulteriori dubbi sulla sua capacità di gestire una campagna elettorale, oltre che sulla precisione del suo stesso staff.

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