C’è un potenziale candidato alla presidenza della Regione che è indeciso, che non vorrebbe correre, come ha più volte sinceramente dichiarato, anche da questo giornale: si chiama Pasquale Tridico.
Ce n’è un altro che, al contrario, è pronto, dimora presso i nastri di partenza da oltre un anno e si chiama Flavio Stasi.
Sul primo c’è l’ok del Pd tutto e, ovviamente, del Movimento 5 Stelle.
Sul secondo si registra, invece, un ostracismo forte e sospetto, senza ragioni plausibili, degli stessi dem, che però non trova d’accordo gli ambienti pentastellati.
Due profili, due visioni
Stasi, Tridico: uno vuole sfidare Roberto Occhiuto, l’altro è assai combattuto.
Uno ha dimostrato che è possibile battere il già governatore azzurro facendo quello che gli riesce meglio: portare alle urne ventenni e trentenni; l’altro nutre forti dubbi legati anche alla delicatezza del ruolo che occupa nelle istituzioni comunitarie.
Ma Tridico è favorito, a meno che Avs non si impunti sulla legittima rivendicazione del diritto di poter esprimere un suo candidato presidente, dopo aver appoggiato in varie parti d’Italia quelli degli altri.
Il rischio dell’imposizione
Non basta cementare un patto di acciaio tra Pd e M5s, per di più su una personalità per nulla convinta di gareggiare, per avere certezza di una coalizione larga e coesa.
Anzi, un eventuale accordo bilaterale rischierebbe di essere percepito dalle altre forze minori come una inaccettabile imposizione. E le imposizioni portano alle rotture. E le rotture portano al terzo polo, pratica elettoral-autolesionistica ben conosciuta in Calabria.
Un centrosinistra in penuria
Un incubo in una situazione difficile di suo, dove il centrodestra ha problemi di abbondanza, con decine di drenatori di consenso che non sa letteralmente dove mettere.
Mentre il centrosinistra denuncia la criticità opposta: la penuria di rastrellatori di territorio. Eppure non mancherebbero.
In Calabria ci sono decine di giovani sindaci e amministratori che non vedrebbero l’ora di cimentarsi con una competizione regionale, a patto che gli si dia spazio e, soprattutto, un capitano di squadra che sappia bucare i palloncini social gonfiati dalla propaganda imperante.