Durante la trasmissione condotta da Nicola Porro, Occhiuto ha affrontato la vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto. “Io sono tranquillo. Qualcuno speculava e specula sulla magistratura. La gente che ho incontrato, però, mi ha chiesto di continuare”, ha dichiarato il presidente uscente. In merito alle dimissioni Occhiuto ha spiegato di aver percepito, nell’ultimo periodo, un clima simile a quello vissuto da altri presidenti di Regione, spesso indagati agli sgoccioli del mandato e poi archiviati sia per la magistratura sia politicamente: “Ho avuto la sensazione che potesse succedere anche a me, allora ho deciso di ribellarmi”.
La Calabria e le prossime elezioni
Occhiuto ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo istituzionale nella vita dei cittadini: “I presidenti di Regione, così come i sindaci, sono le figure pubbliche più note e riconosciute, perché rappresentano direttamente le comunità e le decisioni che incidono sulla vita quotidiana delle persone”. In questo contesto, il governatore ha ribadito anche la propria posizione sull’autonomia differenziata, tema su cui era intervenuto in passato con critiche mirate scontrandosi con la linea del suo stesso partito: “Credo che, quando necessario, sia il presidente a prendere in mano le leve dell’autonomia, per garantire decisioni rapide ed efficaci a favore della Regione”.
La replica sulle speculazioni politiche
Durante l’intervista, a Occhiuto viene chiesto riguardo il candidato del PD Ricci, in corsa nelle Marche, e anch’egli coinvolto in una vicenda giudiziaria. “Si trova nella mia stessa situazione”, ha spiegato il presidente, sottolineando come la politica non debba interferire con la giustizia: “Spero che il centrodestra non stia speculando sulla vicenda, come qualcuno dell’opposizione sta facendo con me”. Occhiuto ha quindi ribadito la propria fiducia nel percorso elettorale: “Io sono tranquillo, consapevole del lavoro fatto e del sostegno della gente. Vincerò con il 60% dei consensi. Chi ha cercato di strumentalizzare la situazione, spero venga a chiedermi scusa”.