17 Ottobre 2025
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La rivolta di Reggio che infiammò la Calabria rivive su Rai3. A 55 anni dalla scelta del capoluogo, una ferita ancora aperta

Il governo, guidato allora da Emilio Colombo, tentò di spegnere la rabbia con promesse economiche, tra cui la costruzione del V Centro siderurgico a Gioia Tauro, mai realmente realizzato

Cinquantacinque anni dopo, la Rivolta di Reggio Calabria resta una delle pagine più drammatiche e controverse dell’Italia repubblicana. Era il 1970 quando il governo decise di assegnare a Catanzaro il ruolo di capoluogo della Calabria, scatenando un’ondata di proteste furiose a Reggio, che si sentì privata di un riconoscimento identitario e politico.

Escalation di violenza fermata solo dall’esercito

La decisione, accolta con sdegno e amarezza, infiammò subito le strade. A guidare la protesta inizialmente fu il sindaco Pietro Battaglia, ma presto la leadership passò al sindacalista Ciccio Franco, figura carismatica e capace di trasformare il malcontento in una rivolta radicale di piazza. Da lì nacque lo slogan destinato a diventare celebre – e discusso – in tutta Italia: “Boia chi molla”. Per mesi, Reggio fu paralizzata: barricate, scontri durissimi con le forze dell’ordine, morti, feriti, arresti. Un’escalation di violenza che culminò con l’intervento dell’esercito, inviato il 23 febbraio 1971 per riportare l’ordine dopo otto mesi di disordini.

Pagina di storia ricordata dalla Rai

Il governo, guidato allora da Emilio Colombo, tentò di spegnere la rabbia con promesse economiche, tra cui la costruzione del V Centro siderurgico a Gioia Tauro, mai realmente realizzato. La frattura rimase. La rivolta non fu solo una questione di campanile, ma anche un grido di dolore di un Sud abbandonato, che chiedeva rispetto, infrastrutture, futuro. A ricordare e analizzare questa pagina di storia, sarà la trasmissione “Passato e Presente”, in onda lunedì 14 luglio su Rai 3 alle 13.15 e su Rai Storia alle 20.30. In studio con Paolo Mieli, lo storico Ernesto Galli Della Loggia ripercorrerà i fatti che sconvolsero la Calabria e l’Italia intera. Un’occasione per riflettere su una ferita mai completamente rimarginata, che ancora oggi suscita interrogativi e dibattiti sul significato di rappresentanza, identità e giustizia territoriale nel Mezzogiorno.

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