24 Novembre 2025
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Calabria

Sanità, Emilia-Romagna e Calabria firmano il nuovo accordo: intesa triennale per frenare i flussi

Il patto punta a ridurre gli spostamenti dei pazienti calabresi verso il Nord e a rafforzare l’offerta pubblica regionale. Definiti anche i tetti di spesa per le prestazioni non complesse

La Giunta dell’Emilia-Romagna ha dato il via libera al nuovo accordo con la Regione Calabria per la gestione della mobilità sanitaria e dei relativi aspetti finanziari. Il documento entrerà in vigore dal 1° novembre 2025 e avrà validità fino al 31 dicembre 2027, con la possibilità di rivederne periodicamente i contenuti in base all’andamento del sistema sanitario.

Ridurre i trasferimenti verso l’Emilia-Romagna

Uno dei punti centrali dell’intesa riguarda la necessità di limitare il numero di cittadini calabresi che si rivolgono alle strutture dell’Emilia-Romagna per cure o accertamenti.
Secondo quanto stabilito, la Calabria intensificherà gli interventi volti a potenziare i servizi pubblici regionali, anche in relazione al processo che la porterà fuori dal commissariamento. A sua volta, l’Emilia-Romagna adotterà procedure che permettano di orientare i pazienti calabresi verso ospedali situati nella loro regione quando la valutazione iniziale avvenga in una struttura emiliano-romagnola.

Tetti economici per le prestazioni a bassa complessità

Pur lasciando libere da limiti le prestazioni di alta complessità, considerate prioritarie e non programmabili, l’accordo introduce dei tetti di spesa per le attività ordinarie. Per la Calabria sono fissati limiti pari a 400mila euro per i ricoveri in ospedali pubblici e 350mila euro per quelli in strutture private. Per l’Emilia-Romagna, invece, vengono previsti massimali pari a 11,5 milioni per le strutture pubbliche e 9,1 milioni per quelle private.

Un impegno congiunto per ridurre i “viaggi della speranza”

L’intesa si inserisce in un percorso più ampio di collaborazione tra le due Regioni, con l’obiettivo dichiarato di contenere la mobilità passiva della Calabria, migliorare la capacità del servizio sanitario regionale e distribuire in modo più equilibrato le risorse.
Il tutto senza modificare il principio della libera scelta del paziente, che resta pienamente garantito dalla normativa nazionale.

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