6 Agosto 2025
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Calabria

“Senza aiuti non posso più curarla”: il dramma di una famiglia calabrese colpita dalla SLA

L’appello di Sergio Carrozza da Taurianova: "Senza il contributo dell’Asp non riesco più a garantire l’assistenza a mia moglie Sabina, immobilizzata dalla SLA"

Una comunicazione ufficiale dell’Asp di Reggio Calabria ha negato a Sabina Ionela Radu, malata di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), l’accesso al Fondo per la Non Autosufficienza (FNA), nonostante l’accertata idoneità a essere inserita in graduatoria. A denunciare l’accaduto è il marito, Sergio Carrozza, residente a Taurianova, che ha affidato a una lettera pubblica il suo appello accorato, definendo la decisione “iniqua e incomprensibile” e parlando apertamente di “grave abbandono istituzionale”.

“Mia moglie è completamente immobile e non ha più voce per difendersi”, scrive Carrozza, spiegando che per garantire l’assistenza necessaria aveva assunto due collaboratrici domestiche, regolarmente contrattualizzate.

Assistenza a rischio: “Non posso più permettermelo”

Con la negazione del fondo, il nucleo familiare ha perso un supporto vitale per coprire le spese di assistenza continua, aggravando una situazione già drammatica. Carrozza sottolinea i sacrifici economici affrontati negli anni e ora si dice impossibilitato a sostenere da solo i costi di un servizio che garantiva a sua moglie cura, dignità e sicurezza. “Senza queste figure fondamentali, l’intero sistema di assistenza che avevo costruito è destinato a crollare”, afferma.

L’appello: una raccolta fondi per non lasciarla sola

A fronte della situazione, Carrozza lancia una richiesta di solidarietà collettiva, con l’obiettivo di avviare una raccolta fondi per finanziare la continuità dell’assistenza domiciliare, un presidio fondamentale per garantire a Sabina una vita il più possibile umanizzata. “Non chiedo solo in nome di un diritto leso, ma in nome di quei valori fondamentali di umanità e giustizia che dovrebbero animare ogni comunità civile davanti alla sofferenza”, scrive.

L’appello non è solo una richiesta economica, ma una denuncia pubblica su come l’accesso ai diritti fondamentali possa venire meno anche nei casi di massima fragilità. Una riflessione amara, che si traduce in un grido d’aiuto rivolto a chiunque possa contribuire a restituire un minimo di normalità e dignità a una famiglia messa in ginocchio dalla burocrazia.

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