Il Time Magazine lo ha inserito nella sua lista dei 100 personaggi più influenti del 2024. E lui, Francesco Rubino, è nato a Cosenza, ha studiato a Roma, ma oggi guida uno dei centri più avanzati per il trattamento dell’obesità e del diabete a Londra. Un medico, uno scienziato, ma soprattutto un ambasciatore della sanità calabrese nel mondo.
Una carriera internazionale partita dalla Calabria
Rubino si laurea in Medicina all’Università Cattolica di Roma e si specializza al Policlinico Gemelli. A soli 28 anni parte per gli Stati Uniti, perfezionandosi al Mount Sinai Medical Center e alla Cleveland Clinic, due tra le strutture ospedaliere più prestigiose. Segue poi un lungo periodo in Francia, a Strasburgo, e infine approda alla Cornell University di New York, dove fonda e dirige il primo centro mondiale di chirurgia del diabete.
Un’idea che ha cambiato la medicina
Le ricerche di Rubino hanno ribaltato le convinzioni sulla chirurgia bariatrica. Ha dimostrato che questi interventi modificano direttamente il metabolismo del glucosio, a prescindere dalla perdita di peso. È così che nasce la chirurgia metabolica, oggi riconosciuta e applicata in tutto il mondo per curare il diabete di tipo 2.
“L’obesità? Non è solo una questione di forza di volontà”
In prima persona, Rubino racconta di aver cambiato il proprio punto di vista: “Anch’io pensavo bastasse mangiare meno e muoversi di più. Ma l’obesità è una malattia vera, con basi biologiche e genetiche complesse”. Il suo impegno è anche culturale: combattere lo stigma sociale che colpisce le persone obese, anche nel mondo medico.
Chirurgo di giorno, appassionato di lirica di sera
Rubino ha incontrato sua moglie Christin, cantante lirica californiana, durante un congresso medico a New York. Oggi vivono a Londra con il loro figlio di 9 anni. “L’Italia mi manca, torno ogni volta che posso. Mio padre vive ancora in Calabria e ha 87 anni”.
Un esempio di talento calabrese al servizio del mondo
Essere calabrese, per Rubino, non è solo un’origine, ma una responsabilità e un’identità: “Vengo dalla regione più penalizzata d’Italia nella sanità, e oggi opero in centri d’eccellenza internazionali. Ma tutto è iniziato da lì”. Il suo percorso dimostra come anche da un sistema fragile possano emergere eccellenze globali, capaci di trasformare la medicina moderna.