La serata di ieri su La 7 è stata un appuntamento televisivo di rara intensità e importanza civica. Al centro della discussione, un tema che continua a infestare il tessuto sociale ed economico del nostro Paese: la mafia. Il programma, intitolato “Lezioni di mafie”, è stato condotto da Paolo Di Giannantonio e ha visto protagonista il magistrato Nicola Gratteri, noto per la sua instancabile lotta contro la criminalità organizzata, con la partecipazione del sociologo e saggista Antonio Nicaso.
Il metodo Gratteri: dalla strada all’aula di tribunale
Il cuore della trasmissione è stato un dialogo serrato e illuminante con Gratteri, che non si è limitato a ripercorrere le tappe della sua carriera, ma ha offerto una prospettiva unica e cruda sulle dinamiche interne delle cosche. Con il suo linguaggio diretto e privo di retorica, ha spiegato come la mafia si sia evoluta, trasformandosi da fenomeno puramente criminale a una potente rete di affari e potere politico. Non più solo violenza e omicidi, ma soprattutto corruzione, infiltrazione negli appalti pubblici e controllo dell’economia legale.
La strage di Duisburg: l’internazionalizzazione del terrore
Un momento di particolare rilievo del programma è stato la narrazione della strage di Duisburg, un evento che ha drammaticamente mostrato la capacità della ‘ndrangheta di esportare le proprie faide e il proprio potere anche fuori dai confini italiani. Nicaso ha fornito dettagli essenziali su come la ‘ndrangheta e altre organizzazioni criminali abbiano saputo adattarsi alle sfide globali, investendo ingenti capitali nel Nord Italia e all’estero. Questo li rende ancora più pericolosi, poiché la loro operatività si confonde spesso con quella di onesti imprenditori, rendendo la loro individuazione e il contrasto particolarmente difficili.
Un monito per la politica e la società civile
Il messaggio finale di Gratteri è stato un appello accorato alla politica e alla società civile. Ha ribadito la necessità di leggi più severe, di un sistema giudiziario più efficiente e, soprattutto, di un maggiore impegno nella cultura della legalità. La lotta alla mafia non può essere delegata solo alle forze dell’ordine e alla magistratura, ma deve diventare una responsabilità collettiva.