15 Giugno 2025
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Latitante arrestato dopo due anni e mezzo nel Cosentino: aveva gambizzato un buttafuori

Il giovane dovrà rispondere di tentato omicidio ed estorsione con l’aggravante mafiosa. L’arresto è avvenuto a Cetraro dove Occhiuzzi si nascondeva. Il caso è legato a un tentativo di omicidio avvenuto nel 2021

I carabinieri di Cosenza hanno arrestato Luca Occhiuzzi, latitante dal 2022, coinvolto in una sparatoria nel Tirreno cosentino. Il giovane dovrà rispondere di tentato omicidio ed estorsione con l’aggravante mafiosa. L’arresto è avvenuto a Cetraro, dove Occhiuzzi si nascondeva. Il caso è legato a un tentativo di omicidio avvenuto nel 2021.

Le accuse

Luca Occhiuzzi deve rispondere di tentato omicidio con l’aggravante mafiosa, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco e, insieme ad altri complici, di estorsione in concorso e lesioni personali, sempre con l’aggravante del metodo mafioso. Le accuse derivano da un episodio risalente al giugno 2021, quando Occhiuzzi e altri quattro indagati avrebbero tentato di uccidere un addetto alla sicurezza di un locale notturno di Belvedere Marittimo, nell’Alto Tirreno cosentino.

Il tentato omicidio

Secondo le indagini della Procura e dei carabinieri della compagnia di Scalea e Paola, l’incidente è scaturito da una disputa avvenuta durante una serata al locale. I cinque indagati, tra cui Occhiuzzi, avevano cercato di entrare nel locale senza aver effettuato la prenotazione per un evento musicale esclusivo. I proprietari del locale, per evitare problemi, li fecero entrare, ma presto la situazione degenerò. I giovani, che iniziarono a consumare bevande senza pagare, provocarono un conflitto con l’addetto alla sicurezza, che intervenne per fermarli. La situazione sfociò in una violenta sparatoria, durante la quale la vittima rischiò la vita.

Il legame con il clan Muto

Gli indagati sono considerati vicini al clan Muto. La presunta richiesta di bevande gratuite da parte di Occhiuzzi e dei suoi complici, accompagnata dalla minaccia di “amicizie” con esponenti della criminalità organizzata, ha spinto gli investigatori a ipotizzare l’esistenza di un metodo mafioso alla base dell’incidente.

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